Savona. Sull’onda dello slogan “L’amore non si vieta”, il sindaco di Albenga Giorgio Cangiano dice “sì”, il suo collega di Pietra Liguria, Dario Valeriani, invece, è più prudente e attende chiarimenti. Così come il suo vicino di casa di Borgio Verezzi Renato Dacquino: “Rispettando le leggi attuali e future ho da sempre la mia opinione di sistema, ma se hanno un diritto io lo applico”.
Quello di Ortovero, Andrea Delfino, è categorico: “Mi reputo una persona semplice, le coppie le ho sempre viste con moglie e marito, è quel che mi ha insegnato la natura, quindi celebrerei queste unioni solo se obbligato”. Mentre Enzo Canepa, sindaco di Alassio, lascia libertà d’azione. “Quella delle unioni civili è un’arma a doppio taglio. Lascerò libera scelta a chi deciderà di celebrarle o meno”.
Il decreto che apre alle unioni civili divide i sindaci del Savonese. Chi resiste, non potendosi opporre alla legge, auspica di poter ricevere al più presto chiarimenti. Per qualcuno di loro si tratta di una forzatura ed è sbagliata, ma la legge va applicata. Ma attenzione: Nonostante le dichiarazioni politiche, comunque, non si scherza. Nessun sindaco, infatti, potrà sottrarsi alla richiesta di celebrare l’unione, appellandosi alla cosiddetta “obiezione di coscienza” che la legge Cirinnà né altre leggi in tale materia prevedono.
“Celebrare il rito civile, previsto per le coppie dello stesso sesso, è un vero e proprio obbligo di legge che ogni sindaco dovrà rispettare, potendo semmai soltanto delegare tale compito ad altri ufficiali, come dispone l’ordinamento. In caso contrario, il sindaco potrebbe finire sotto processo per il reato di omissione o rifiuto di atti d’ufficio così come previsto dall’art. 328 del codice penale”, ricordano gli esperti dello Studio Cataldi che ricordano che “con le disposizioni appena approvate, che applicano per analogia alle nuove formazioni la maggior parte delle norme del codice civile dedicate al matrimonio, il rifiuto di celebrare un’unione civile tra due partner dello stesso sesso, equivarrebbe esattamente al rifiuto di celebrare il rito matrimoniale civile, con tutte le conseguenze del caso”. Eppure Matteo Salvini qualche giorno lanciò un appello ai sindaci della Lega: “Disobbedite. E’ una legge sbagliata, anticamera delle adozioni gay”. Poi ha corretto il tiro: “Quello alla “disobbedienza” ai sindaci per le unioni civili è un invito, io non costringo nessuno a fare niente”.