Resistenza e lesioni

Pietra, va trovare la madre e non vuole andarsene dalla casa di riposo: arrestato e condannato

Un 39enne ha aggredito i carabinieri: "Vivo in mezzo alla strada, andavo lì anche per lavarmi"

tribunale Savona

Pietra L. Sei mesi di reclusione. E’ la condanna inflitta con il rito abbreviato ad un trentanovenne italiano, Marco L., che nel tardo pomeriggio di ieri è stato arrestato dai carabinieri di Pietra Ligure con l’accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

L’uomo questa mattina è stato processato per direttissima in tribunale ed in aula è stato ricostruito l’episodio che l’ha portato in manette. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Marco L. ieri stava dando fastidio all’interno della casa di riposo Santo Spirito di via Soccorso a Pietra Ligure, dove è ricoverata la mamma, e per questo gli operatori della struttura hanno chiesto l’intervento dei militari.

All’arrivo della pattuglia, anziché calmarsi ed uscire dall’edificio come richiesto dai responsabili della casa di riposo, l’uomo avrebbe iniziato a dare in escandescenze e quando gli uomini dell’Arma hanno tentato di bloccarlo si sarebbe scagliato contro di loro (un militare ha rimediato lesioni giudicate guaribili in venti giorni). A quel punto per lui è scattato l’arresto.

Accuse dalle quali, questa mattina, Marco L., si è difeso spiegando al giudice la sua particolare situazione: “Sono disoccupato, invalido civile e in attesa di essere operato per la settima volta ad un piede. Sono 27 mesi che vivo per la strada perché il tribunale mi aveva assegnato una casa, ma il Comune continua a non darmela”. L’imputato ha quindi spiegato perché si trovava nella casa di riposo: “Vado lì a trovare mia mamma, ma anche per lavarmi. Non so come fare altrimenti”.

A proposito della presunta aggressione ai militari, il trentanovenne ha precisato: “Non ho fatto niente, mi sono opposto all’arresto perché non avevo fatto nulla per meritarlo”.

Alla luce di questa situazione il suo difensore, l’avvocato Luca Morelli, aveva chiesto l’assoluzione giustificando il comportamento del suo assistito con uno “stato di necessità”. Una tesi che però non è stata accolta dal giudice Marco Canepa che ha condannato Marco L. a sei mesi di reclusione senza sospensione condizionale della pena (il pm ne aveva chiesti quattro).

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