Vado Ligure. “Siamo a fianco delle rivendicazioni dei lavoratori della Tirreno Power: oggi più che mai, in un territorio in cui c’è il 40% di disoccupazione giovanile e in cui diverse fabbriche hanno chiuso i battenti”. A dirlo è Giorgio Barisone, candidato sindaco a Savona per il Partito Comunista dei Lavoratori.
“Di fronte al silenzio della dirigenza aziendale e della politica di Governo locale, di fronte al rischio concreto di perdere ammortizzatori sociali prima e lavoro dopo, salutiamo la partecipazione dei lavoratori stamane davanti ai cancelli – annuncia Barisone – La nostra proposta portata avanti in tutte le sedi nazionali e ora in campagna elettorale resta ferma su questo punto imprescindibile: nazionalizzare la centrale senza indennizzo per i grandi azionisti (che in questi anni hanno fatto propri i miliardi), costringerli a rendere sicura l’area, e passare la Centrale sotto il controllo diretto dei lavoratori”.
“Solo così – prosegue – riteniamo si possa intraprendere la via per conciliare occupazione e ambiente: tutte le altre proposte sono destinate a naufragare, come la storia ci insegna. Lavoro, salute, ambiente debbono convivere e pertanto chiamiamo la cittadinanza a mostrare solidarietà. La storia ci insegna, tuttavia, che per ottenere risultati importanti, che segnino una svolta rispetto a questi ultimi due anni, occorre una lotta operaia proporzionata alla forza e ai soprusi subiti”.
“Più la lotta sarà unitaria e continua, maggiori saranno i risultati per i lavoratori – conclude Barisone – Siamo pronti a sostenere incondizionatamente qualsiasi forma di protesta decisa dai lavoratori Tirreno Power perchè i padroni concedono qualcosa solo quando hanno paura di perdere tutto”.
“La manifestazione dei lavoratori di Tirreno Power e dei loro sindacati di questa mattina – è invece il commento di Anna Giacobbe, parlamentare Pd – con la proclamazione dello sciopero per il 10 maggio, richiamano tutti noi ad assumerci la nostra quota di responsabilità e di impegno per una soluzione non contingente, che guardi all’avvenire, al lavoro di quelle persone e allo sviluppo economico di quella zona. Gli impianti di Tp sono ormai fermi, per la gran parte, da più di due anni. E’ la conseguenza dei comportamenti della proprietà e dell’azienda, che hanno rinunciato ad investire per realizzare interventi e livelli di emissioni tali da permettere la continuità dalla produzione. L’azione della magistratura non può essere utilizzata come alibi. Gli ammortizzatori sociali e gli esodi incentivati hanno permesso sino ad ora di contenere l’impatto negativo sull’occupazione dei dipendenti di Tp e ad attenuare (solo attenuare) la difficile condizione dei lavoratori dell’indotto. Molto lavoro è andato perduto, in ogni caso”.
“TP ha una precisa responsabilità nei confronti del territorio – accusa Giacobbe – in cui nel passato ha realizzato profitti, e della comunità. Gli enti locali, nel corso degli anni, hanno fatto tutto quello che era nelle loro possibilità e competenze per tutelare i propri cittadini. I lavoratori di Tp e dell’indotto non devono essere lasciati soli; i Comuni di Vado e Quiliano non devono essere lasciati soli. La Regione Liguria ha precise competenze, sotto diversi profili, alle quali non si può sottrarre”.
“Il 19 aprile il Presidente del Consiglio Renzi, intervenendo al Senato, ha parlato, anche in qualità di Ministro delle Attività Produttive ad interim, della politica energetica nazionale ed ha annunciato in esplicito la scelta che in Italia le centrali a carbone andranno chiuse, e ha usato l’espressione ‘senza perdere un posto di lavoro’. Gli impianti a carbone della centrale di Vado Quiliano sono chiusi da oltre due anni: la responsabilità nazionale per l’uscita dal carbone’, con la definizione di tempi e modi, per creare alternative di lavoro e di crescita economica nei siti interessati, deve valere anche per il nostro territorio”.
“Le verifiche sulla situazione ambientale e sulla salute dei cittadini, che gli enti locali rivendicano da tempo, non possono essere rinviate o eluse – avverte la parlamentare – Come hanno detto i sindaci di Vado e Quiliano, la Regione Liguria ed il Governo nazionale hanno il dovere e la possibilità di fare uscire la vicenda della centrale di Tp di Vado e Quiliano da una situazione di rischio e di incertezza, richiamando l’azienda alle proprie responsabilità”.
“Stiamo lavorando alla predisposizione di una interrogazione parlamentare per sollecitare, anche con quello strumento, il Mise e la Presidenza del Consiglio a riaprire con urgenza un confronto impegnativo tra tutte le parti, istituzionali e sociali, inquadrando quella vicenda nelle scelte di politica energetica industriale ed ambientale e assicurando gli ammortizzatori sociali necessari” conclude.