Pietra L. “L’agenda rossa è la nostra arma, quella dei giovani che militano nel movimento che è assolutamente apolitico e che combatte soltanto per la verità e per la giustizia. Parole che non dovrebbero essere solo parole, ma fatti. Purtroppo nel nostro paese la verità e la giustizia sono sempre difficili da raggiungere per certi tipi di strage”. Così Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, questa mattina ha iniziato il suo discorso ai giovani dell’Istituto Comprensivo di Pietra Ligure e a quelli del Falcone di Loano, presenti sul lungomare di Pietra in occasione della sua visita.
Salvatore Borsellino, circondato da ragazzi che in mano tenevano un’agenda rossa (come quella sparita misteriosamente dalla valigetta di Paolo Borsellino dopo l’esplosione in cui lui e la sua scorta vennero uccisi in via D’Amelio), ha proseguito: “L’anno prossimo saranno 25 anni che per la strage di via D’Amelio aspettiamo e lottiamo ancora per la giustizia. Continueremo a farlo fino all’ultimo giorno della nostra vita. Il messaggio che voglio mandare ai giovani oggi è che Paolo, nell’ultimo giorno della sua vita, ha scritto una lettera a dei ragazzi come questi dicendo che erano loro la sua speranza. Nell’ultimo giorno della sua vita lui era ottimista perché sperava nei giovani che un giorno, diceva lui, riusciranno a cambiare questo paese”.
La visita di Borsellino a Pietra Ligure arriva a pochi giorni dalla controversa apparizione in Tv di Salvo Riina, figlio del boss Totò, che a “Porta a Porta” ha presentato il suo libro: “Vedere quella trasmissione mi ha dato un senso di nausea. Non tanto per il fatto che abbia scritto un libro, perché tutti devono avere questa possibilità, quanto per il fatto che quel volume sia stato presentato in una trasmissione della Tv pubblica. E che in quella trasmissione ci fosse anche il criminale che lo ha scritto. Perché è un criminale anche il figlio, non soltanto il padre che sappiamo essere una belva umana. Il giovane Riina ha detto di essere andato in trasmissione per difendere la dignità della sua famiglia. In quella trasmissione della Tv pubblica, però, il giornalista non gli ha neanche chiesto quale dignità volesse difendere. Quella di un uomo che ha tenuto il figlio di un collaboratore di giustizia rinchiuso in una caverna per due anni, appeso legato con una catena, per poi strangolarlo e poi scioglierlo nell’acido? Quello pseudo-giornalista, pagato coi soldi pubblici, doveva chiedere al figlio di Riina se era quella la dignità che voleva difendere”.

I dati dicono che nella nostra Regione c’è una forte penetrazione della malavita organizzata, quindi è quantomai necessario sensibilizzare la popolazione nei confronti dei temi della legalità e della giustizia. Il Comune di Pietra Ligure ha contribuito a questo intitolando il lungomare a “Falcone e Borsellino e agli uomini della scorta”.
Un’iniziativa che il fratello del magistrato non può che apprezzare: “Sono contento di partecipare a queste inaugurazioni in memoria di Falcone, di Borsellino e della scorta. Io lo faccio soprattutto per i ragazzi della scorta. Falcone e Borsellino non hanno bisogno di targhe e commemorazioni. Loro non sono morti, ma sono vivi più di tante persone. Comprese quelle che li hanno voluti uccidere: loro pensano di essere vivi e invece sono morti”.
E proprio per gli agenti della scorta morti negli attentati del ’92 ecco la promessa del sindaco di Pietra Ligure Dario Valeriani al termine della cerimonia che si è svolta sul lungomare pietrese: “Realizzeremo una targa anche per gli agenti della scorta con i loro nomi”. E a questa promessa ha fatto eco lo stesso Salvatore Borsellino: “Ringrazio il Comune pietrese, sicuramente ritornerò presto a Pietra Ligure allora…”.