L'odissea

Roberto Schneck “vittima” di Equitalia, “Stessa cartella da pagare due volte”

Due buste identiche spedite a 24 mesi di distanza con lo stesso importo e lo stesso codice, multe che l'imprenditore albenganese peraltro aveva già pagato

roberto schneck

Albenga. C’è chi decide azioni clamorose come bruciare le cartelle esattoriali o scaricare letame davanti alla sede centrale e chi invece si sfoga sui social network perché vittima di Equitalia che bussa addirittura due volte, probabilmente sapendo di sbagliare.

Di questo ne è fermamente convinto Roberto Schneck, ex assessore provinciale di Savona, imprenditore albenganese. Una “persecuzione” come succede anche ad altri savonesi che lui però ha voluto raccontare pubblicamente su Facebook.  “Equitalia spesso mi “chiede” di pagare cose “anche fantasiose” di tanti e tanti anni fa (bolli, Iva, multe) che sicuramente ho già pagato ma che, non tenendo un archivio tipico di chi soffre di disturbi mentali ossessivi-compulsivi, non riesco a dimostrare e quindi pago due volte con maggiorazione”. La prima cartella da 3,888, 56 euro era stata pagata. Ma ecco che ne arriva una seconda: stesso importo, stesso codice, stessa contestazione.

Schneck, a quel punto, non si è dato per vinto. Calcolatrice alla mano ha cominciato a fare due conti. “Ho deciso che mi conviene non pagare più niente”.

E infatti i conti all’improvviso tornano. “Da attente verifiche contabili, oggi è emerso che la cartella che mi era stata notificata il 3 marzo scorso pari a 3.888,56 è identica a quella che mi avevano notificato il 31 marzo 2015, praticamente un anno fa e  ovviamente già pagat. E pensare che avevo già dato mandato di “(ri)pagare…anche la seconda cartella”.

E invece che cosa è successo? “Grazie a mia moglie, al mio commercialista ed alle sue capaci collaboratrici, che ringrazio tutti l’ho scampata per un pelo. Non c’è niente da pagare. O meglio tutti hanno perso tempo prezioso che comunque è denaro, per difendermi dallo Stato e quindi dal mio Paese”. E non manca lo sfogo finale: “Ma cribro, il vaso, bicchiere, tazza, non è solo colmo e nemmeno straripato, è rotto”.

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