Pasqua amara

I nuovi poveri: italiani, 50enni e disoccupati, “per noi niente case o aiuti”

Le storie di Emanuele, 43enne di Savona con 4 figli, e Giovanna, 55enne di Albenga sotto sfratto

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Savona/Albenga. Italiani, intorno alla cinquantina, senza lavoro per le traversie della vita. Eccoli i nuovi poveri, quelli che fino a poco tempo fa facevano parte dell’ormai moribondo “ceto medio” e che oggi si trovano a lottare per conservare un tetto sulla testa o per dar da mangiare ai figli.

E’ un uovo di Pasqua molto amaro quello che aspetta Emanuele, 43enne di Savona con 4 figli piccoli, e “Giovanna(nome di fantasia), 55enne di Albenga che tra meno di tre settimane perderà la casa. Sono solo due delle tante persone che quasi ogni settimana contattano la redazione di IVG.it chiedendo aiuto. Due storie diverse, le loro, ma per certi versi uguali: due persone “normali”, con una vita che credevano “normale”. Ed invece è bastato perdere il lavoro per arrivare, in poco tempo, a sfiorare l’orrore della povertà.

Per Giovanna l’incubo potrebbe concretizzarsi il prossimo 14 aprile, quando le arriverà a casa l’ufficiale giudiziario. “Senza lavoro non ho potuto più pagare l’affitto – ammette – però ora non so dove andare”. Lei ha sempre lavorato, come addetta alle pulizie per diverse famiglie di Albenga: mano a mano però, complici la crisi, la concorrenza e l’età avanzata di alcuni “clienti”, il lavoro è costantemente diminuito fino quasi ad azzerarsi. E così ora le restano 6 ore al mese: impossibile vivere con così poco.

“La situazione ha iniziato a farsi complicata nel 2011 – racconta Giovanna – ma per fortuna avevo qualche risparmio da parte e un piccolo appartamento in Piemonte, che ho svenduto per avere il denaro. Anno dopo anno, però, i soldi son finiti ed il lavoro diminuito ancora. Così sono diventata morosa”.

“Sono andata a parlare con l’assessore ai servizi sociali – continua – ma mi ha detto che non hanno alcun lavoro da propormi e che non posso accedere alle case a canone agevolato perché sono sola e non ho figli. Stesso discorso gli assistenti sociali: ‘non rientro nelle emergenze abitative’. E così finirò a dormire in macchina”.[tag name=”nuovi poveri”]

L’altra storia arriva da Savona. Emanuele ha 43 anni, è sposato e ha quattro figli: il più grande ha 10 anni, il più piccolo appena due mesi. Una vita passata a lavorare, fin da giovane, anche perché la perdita dei genitori non gli ha lasciato scelta: prima 11 anni alla Iveco, poi 6 presso la Carrozzeria Elio, addetto al soccorso stradale. “Poi però abbiamo perso l’appalto e sono stato lasciato a casa – racconta – da allora ho portato curriculum ovunque e presentato domande di ogni tipo, ma non è mai servito”.

E così la vita di una famiglia “normale” si è fatta di colpo difficilissima. “Mia moglie per fortuna lavora in una cooperativa, quindi con grande sforzo riusciamo a pagare l’affitto e a comprare da mangiare al discount – spiega – ma per tutto il resto la vita si è ridotta ‘al minimo’. Abbiamo eliminato quasi tutto, uno ci pensa due volte anche prima di comprarsi una maglietta”.

Con quattro bambini, però, certe spese sono irrinunciabili: i piedi crescono, le gambe pure, il bebè ha le sue esigenze. E così la situazione, giorno dopo giorno, si fa più disperata. “Sono disponibile a qualsiasi mansione – racconta Emanuele, che ha all’attivo anche 11 anni di volontariato in Croce Rossa – dal giardiniere, all’operaio in fabbrica, all’autista. Ho le patenti C e CQC. Eppure sembra impossibile trovare un posto di lavoro. Sogno che qualcuno, dopo aver letto questo articolo, me ne offra uno: è l’unica sorpresa che vorrei nell’uovo di Pasqua dei miei figli”.

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