Savona. A sinistra Cristina “Mucci” Battaglia, dirigente regionale che sognava di fare la maestra di sci. A destra Livio “Riccio” Di Tullio, vicesindaco (ma è un lavoro?) che da grande si vedeva giornalista. Eccoli i due sfidanti che domenica si contenderanno il posto di candidato sindaco del Pd: IVG.it ha “anticipato” il duello con un’intervista doppia, interrogandoli sulla Savona che è stata e sulla Savona che verrà.
E loro non si sono risparmiati, dispensando battute, sogni, frecciate e qualche gustoso “fuori onda”. Così, se con Battaglia sindaco Savona sarà “collegata col resto del mondo”, con Di Tullio sindaco diventerà addirittura “la miglior città della Liguria come accoglienza e qualità della vita”. Il “viaggio” nel futuro passa da Palazzo Santa Chiara, vecchio San Paolo, Crescent 2, alla ricerca di differenze e similitudini nella loro idea di città.
Non mancano i punti in comune. Entrambi si dicono “determinati”, concordano sul fatto che una vittoria del centrodestra o dei 5 Stelle sarebbe “un disastro” (“perché non sanno governare”) e sul fatto che le crociere siano una risorsa per Savona; entrambi legalizzerebbero le droghe leggere (“ma a certe condizioni”), dicono no al bitume e sì a Ius Soli e matrimoni gay.
Non mancano però nemmeno gli strappi. Di Tullio punta tutto sulla “genovesità” di Battaglia (che in effetti nei “test di savonesità” va in affanno, credendo Tardy e Benech “due esploratori”), lei replica picconando quanto fatto dal vicesindaco in questi anni. E se per Di Tullio l’errore più grave di Berruti è stato proprio quello di designare Battaglia come erede, lei replica accusandolo di essere il peggior assessore della giunta. La sorpresa è che il vicesindaco concorda autoassegnandosi il titolo di peggiore, “perché sono modesto”. Salvo poi ricredersi nel momento in cui deve indicare tre difetti (“non ne ho…”).
Alla fine, però, le differenze si appianano. Cristina promette di trasferirsi a Savona, Livio replica invitandola a cena. Paga l’uomo, of course.