Nuova era

Crisi del Faggio, il Comitato Soci: “La fase del timore è finita”

I membri del Comitato Soci della cooperativa sociale chiedono ai loro colleghi di avere fiducia

Comitato Soci Faggio

Savona. Fiducia. E’ questo che chiedono ai loro colleghi i membri del Comitato Soci della cooperativa sociale “Il Faggio”. Il gruppo è stato eletto liberamente ed in maniera totalmente spontanea e secondo i suoi membri (Laura De Lucia, Norma Camiletti, Alessandra Vaccari, Ilaria Tirinato, Lidia Corio, Stefania Druetti, Michele Fornelli, Lorenzo Frixione, Silvia Resio, Filippo Massa) rappresenta “un segnale tangibile ed inequivocabile di una riappropriazione vera ed autentica di questa cooperativa, della nostra cooperativa” e l’inizio di una fase nuova in cui il timore non può più farla da padrone.

Nel presentarsi, il gruppo ripercorre alcune fasi della vita della coop: “A dicembre 2014 ci fu comunicato che la tredicesima sarebbe stata divisa in due tranches (30 dicembre 2014 e 30 gennaio 2015). Le evasive dichiarazioni che furono addotte come motivazioni a noi non preoccuparono solamente in relazione ai contingenti progetti natalizi, ma, purtroppo velarono un ombra di preoccupazione tutt’altro che accantonabile dal pensiero in un semplice ‘passerà’”.

“A giugno 2015 si tenne l’assemblea dei soci nella quale venne presentato dopo anni il primo bilancio in negativo, unitamente ad una richiesta di rinunciare, sulla fiducia, al 67 per cento della tredicesima, senza presentare un chiaro e reale piano di utilizzo di quei soldi. Alcuni di noi proposero di richiedere un intervento esterno ad opera di agenzie qualificate, che potessero verificare i conti, ma in tanti alzarono la mano per dare, una forse troppo celere e reiterata fiducia a chi, in quel momento e sotto gli occhi dell’intera assemblea, ci stava mostrando una straordinaria forza nell’allontanare in malo modo un collega dissenziente, celando, altrettanto sotto lo sguardo di tutti noi, un’umana debolezza nell’approcciare le materie amministrative di cui avrebbe dovuto mostrarsi informato”.

“Purtroppo, alcuni di noi ebbero più che una sensazione, ma quasi una certezza: non si stava prospettando solamente un altro Natale in cui chiedere alle nostre famiglie di accontentarsi in maniera sacrificata, come descrivi, ma si stava materializzando un muro contro il quale stavamo andando incontro a folle velocità”.

A gennaio 2016 una nuova assemblea soci in cui si è preso atto dello “schianto”: “Un botto da 4,5 milioni e senza nemmeno una parte di tredicesima. Ad onor di cronaca, in questa occasione, alcune spiegazioni più esaustive su quali potessero essere le cause dello sbilancio e soprattutto come attraverso il piano si sarebbe tentato di porvi rimedio, ci furono date. Come non si può negare che seppur con grandi difficoltà ed in due tranches, gli stipendi ad ora siano stati erogati”.

“Tornando con la mente a quell’assemblea, ci ricordiamo che giravano queste domande nelle nostre teste: ‘Perché?’, ‘Cos’è successo?’, ‘Chi ci ha portato a tutto ciò?’. Da qui è nato quel sentimento che ci ha spinto a muoverci. Positività, costruzione, cambio, rinascita, consapevolezza, sono state le parole che hanno mosso i nostri interventi in quell’assemblea. Ci dispiace e ci scusiamo con i nostri colleghi se nei toni di alcuni hanno letto una volontà di ‘guerra’ o di minaccia della libertà di espressione. Perché, al contrario, l’eccessiva passione di alcuni di noi ha rappresentato semplicemente una volontà di liberazione, da un modo, da una situazione, da un passato. Forse non hanno capito che la spaccatura non è stata fra chi ‘dice di credere in quel sistema che ha portato la Cooperativa a fondo e chi invece non crede più nel sistema’ bensì, tra coloro che vogliono cambiare questo sistema impegnandosi anche con uno sforzo economico per ritornare davvero padroni di un nuovo Faggio e tra chi preferisce lasciare che questa Cooperativa si dissolva portando nell’oblio anche le responsabilità di chi ha creato questa situazione”.

“In ultimo: la legge 142/2001 Francamente pensiamo che non sia una minaccia, né un obbligo, né un’intimidazione. È semplicemente una legge che stabilisce un principio molto semplice: in un momento di difficoltà di una società, chi come noi ne ‘possiede’ le quote decide a maggioranza ed attraverso una votazione se investire liquidità per ripianarla economicamente. Una volta che questa decisione passa, chi non vuole farlo, semplicemente decade da socio”.

“Questa è l’uguaglianza, questa è la cooperazione. Per troppo tempo abbiamo vissuto come dipendenti, senza renderci conto che siamo dei soci e come tali è il momento che iniziamo a ragionare. Lo abbiamo iniziato a fare proponendo di aggiungere alla ricapitalizzazione anche la parte di tredicesima non ancora erogata, meccanismo che ha agevolato anche l’arrivo di ‘aiuti’ da altre coop del sistema. Non abbiamo la pretesa e non pensiamo di aver convinto i colleghi di nulla”.

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