Savona. L’amniocentesi e poi una serie di complicazioni che le hanno fatto perdere il bambino e hanno costretto i medici ad asportarle anche l’utero per non rischiare conseguenze più gravi. È il dramma che ha colpito una quarantunenne cairese e sul quale ora la Procura di Savona, dopo aver ricevuto un esposto, ha aperto un fascicolo per lesioni colpose gravi.
Un’inchiesta che questa mattina ha mosso i primi passi con un sopralluogo effettuato dai carabinieri del Nas di Genova all’ospedale San Paolo dove la paziente era stata prima sottoposta all’esame e poi ricoverata ed operata. I militari, su disposizione del pm Chiara Venturi, hanno sequestrato la cartella clinica della donna, ma hanno anche effettuato un approfondito controllo sulla sala operatoria per verificarne le condizioni igienico-sanitarie. Secondo le prime ipotesi avanzate dagli inquirenti, infatti, è possibile che le complicazioni per la signora possano essere sorte a causa di un’infezione, ma per capire cosa sia successo effettivamente bisognerà attendere gli sviluppi dell’indagine e l’esito degli accertamenti medici legali che saranno effettuati.
A presentare l’esposto, con l’assistenza dei legali Amedeo Caratti, Massimo Badella e Nadia Brignone, sono stati la quarantunenne e il marito che, comprensibilmente sconvolti per l’accaduto, vogliono capire quello che è successo. “Non c’è la volontà di puntare il dito contro nessuno, ma solo di fare chiarezza e avere risposte” hanno precisato i legali della famiglia.
Il dramma è iniziato il 24 febbraio scorso quando la donna è stata sottoposta all’amniocentesi e dopo l’esame, che sembrava essere andato bene, è tornata a casa. Qualche ora dopo la quarantunenne ha iniziato a non stare bene e, vista la febbre alta, il giorno dopo è tornata al San Paolo. Le sue condizioni sono precipitate nel giro di poco e i medici l’hanno ricoverata d’urgenza sottoponendola, il 27, all’intervento di raschiamento del feto durante il quale le hanno poi asportato anche l’utero ritenuto “compromesso”. La paziente è poi rimasta ricoverata ancora qualche giorno a causa della grave infezione e, fortunatamente, ha reagito positivamente alle cure.
Adesso rtoccherà quindi all’indagine della Procura stabilire se possano esserci delle responsabilità per quanto successo o se si sia trattato di una tragica fatalità. Intanto sul registro degli indagati sarebbero già comparsi i primi nomi (quelli di due medici che hanno seguito la paziente), ma, per ora, si tratta comunque di un atto dovuto.