Savona. No alla chiusura, sì all’apertura. No alla data del 6 marzo, sì a quella del 20 marzo. Se non è tutto da rifare, poco ci manca. Perché non bastasse la bagarre interna tra la segreteria comunale e quella provinciale, a complicare ulteriormente l’organizzazione delle primarie del Pd per l’individuazione del candidato sindaco di Savona ci si mette anche la segreteria nazionale.
Da qualche ora, infatti, tra gli aderenti savonesi al Partito Democratico ha preso a girare un documento firmato da Lorenzo Guerini (vice segretario nazionale e braccio destro del premier Matteo Renzi) e da David Ermini (commissario regionale del partito) che di fatto detta le regole per lo svolgimento delle elezioni interne al Pd.
Secondo i programmi, un apposito “regolamento per le primarie” sarebbe dovuto essere redatto nel corso della riunione della segreteria comunale prevista per questa sera. Tale “regolamento” avrebbe dovuto recepire per lo più le indicazioni “suggerite” da Livio Di Tullio.
Alla luce della missiva appena arrivata da Roma e indirizzata al segretario comunale Barbara Pasquali, però, il documento in procinto di essere discusso sarà certamente stracciato e ne verrà stesa una nuova “versione” che recepirà le indicazioni arrivate dai due “big” del partito.
Andando nel dettaglio: secondo quanto previsto in prima battuta, i candidati alle primarie avrebbe dovuto avanzare la loro richiesta di partecipazione entro il 13 febbraio; le consultazioni, invece, si sarebbero tenute il 6 marzo e sarebbero state “chiuse”, cioè limitate ai soli simpatizzanti al Pd.
Il documento arrivato da Roma, invece, pare dica l’esatto opposto: consultazioni rimandate di due settimane (quindi il 20 marzo) e soprattutto “aperte”, cioè non limitate ai soli aderenti al Partito Democratico ma anche ai sostenitori delle altre forze che fanno parte della coalizione di centrosinistra.
Visto il calibro dei due mittenti, cioè Guerini ed Ermini, è certo che questa sera il direttivo del Pd savonese rivedrà le regole di ingaggio delle primarie alla luce di quanto “richiesto” dai vertici romani. Tuttavia, qualche sorpresa è ancora possibile: mercoledì, infatti, è prevista una nuova riunione che potrebbe ancora sparigliare le carte.
Al di là di questi dettagli, resta comunque un dato fondamentale: le primarie si faranno. Il direttivo nazionale, quindi, ha accolto la linea di Di Tullio, sostenitore della necessità delle consultazioni interne, e ha respinto quella del segretario provinciale Fulvio Briano, che ha sempre storto il naso all’idea di ripetere l’esperienza (giudicata “assai negativa”) delle primarie che hanno preceduto le elezioni regionali dello scorso anno.
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