Savona. “Ci sono una quarantina di dipendenti che rischiano di restare a casa e almeno 10-15 imprenditori che rischiano di finire sul lastrico”. Eccola l’altra faccia della medaglia degli effetti dell’entrata in vigore dell’ordinanza che limita l’accensione delle slot machine, videolottery e l’apertura delle sale giochi a otto ore al giorno.
Se da un lato il provvedimento varato dalla Giunta Berruti mira a tutelare le persone per cui il gioco è diventato una malattia, dall’altro ha colpito duramente chi ha deciso di investire in questo settore: imprenditori che, con queste limitazioni di orario, rischiano di non riuscire a tenere in piedi la loro attività e che chiedono di essere ascoltati.
“Noi non ce l’abbiamo con nessuno, ma qui bisogna rendersi conto che il discorso con bar e tabaccai è diverso: per i gestori di sale giochi questa non è una licenza accessoria, ma primaria” spiega Massimiliano Trifoglio di Ligurbet, un’azienda che lavora sul territorio come intermediario per Sisal e il gruppo G.matica, che precisa: “Io credo che il problema sia stato valutato soltanto a 180°. Mi aspetto che da parte di una forza politica che è promotrice di una simile iniziativa ci sia una valutazione anche delle persone che rimangono a casa”.
E i numeri, in riferimento a Savona, sono preoccupanti: “Stimo che si parli di 30-40 dipendenti a casa e 10-15 imprenditori sul lastrico e quindi non mi sembra che il problema sia stato affrontato a 360°” aggiunge Trifoglio al quale fa eco Andrea Ceraolo, titolare della sala giochi di via Servettaz: “La licenza per l’attività mi è stata rilasciata a luglio, ho una sala da 160 metri quadrati, circa 30 macchinette – tutte rigorosamente spente al momento dell’intervista visto che sono le 17 di pomeriggio, ndr -, due dipendenti e stavo pensando di assumerne un terzo. Con questi nuovi orari non so nemmeno se riuscirò a tenere aperto. Per noi è impensabile avere un orario d’ufficio: io avevo programmato un’attività pensando di tenere aperto dalle 10 alle 24”.
Gli addetti ai lavori non vogliono negare e ignorare il problema ludopatia, ma sono certi che questa ordinanza non affronti nella maniera corretta questo disagio: “Sicuramente uno dei settori più in risalto quando si affronta il tema ludopatia è quello delle slot machine, ma non è l’unico esistente. Anche le lotterie nazionali e i gratta e vinci fanno parte di questo fenomeno. Oggi ci sono dei gratta e vinci da 20 euro e non mi risulta né che alle slot o alle videolottery si possano giocare ‘colpi’ da 20 euro” prosegue Trifoglio.
“Tra l’altro vorrei sottolineare che il ‘pay out’, ovvero i soldi che ritornano al giocatore, per le lotterie e i gratta e vinci è mediamente del 20%, mentre per le macchinette parliamo di una media tra il 64 e l’80 %. Questi dati si possono prendere dai siti dei monopoli, ma non mi sembra che siano stati considerati e valutati. Anzi sembra che le lotterie nazionali e locali vadano bene, ma io non credo che così si affronti il problema della ludopatia. Forse è una questione demagogica e populista ed è più facile colpire l’imprenditore, l’esercente e le famiglie di questo settore” aggiunge il rappresentante di Ligurbet.
“Ci sono imprenditori che hanno investito tanto per aprire delle sale giochi, ma il loro rischio imprenditoriale non deve essere dettato dalla politica, ma dal fatto che oggi ci può essere un periodo di crisi, con affitti e costi molto alti. Di certo non doveva accadere che, dopo sei mesi che un esercente che ha affrontato spese rilevanti perché credeva in questo settore, si possa trovare a dover chiudere e lasciare a casa le persone perché qualcuno ha deciso di portare avanti un orario che va a colpire il soggetto economico e non so quanto vada a tutelare chi è ludopatico” precisa Trifoglio.
Ovviamente i titolari di sale giochi stanno pensando ad un ricorso: “Noi con un gruppo di avvocati stiamo valutando la situazione per vedere quello che è stato fatto in diversi comuni anche perché, solo per fare gli esempi più vicini, a Genova non ci sono limiti e ad Imperia l’orario è dalle 10 alle 23. Certamente anche un ricorso comporta delle spese non indifferenti e quindi va sempre a colpire l’imprenditore”.
“Io credo che un movimento politico debba essere a tutela dei cittadini, ma non mi sembra che in questo caso sia così. Gli esercenti di sale e videolottery non sono dei criminali, chi lavora in questo settore legalmente non è un criminale, ma un cittadino del comune di Savona. Mi sembra che non sia stato nemmeno considerato: non c’è stato nessun tavolo di confronto per valutare il problema a 360°, ma si sono prese decisioni senza ascoltare tutte le parti. Mi sembra tutta demagogia” conclude Trifoglio.
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