Savona. “Se ci penso ancora adesso mi viene la pelle d’oca. Io non mi spiego come si possa arrivare a fare una cosa del genere. Io sono stata male per questa notizia, ho pianto”. A parlare così è Francesca Virdò, la titolare del negozio “Fashion” di via Verzellino a Savona che, nelle scorse settimane, ha vissuto una vicenda decisamente triste: una sposa, che si era affidata a lei per la scelta dell’abito, morta tre giorni prima della cerimonia. Una storia drammatica, di quelle che lasciano senza parole, se non si trattasse di una messa in scena, di pessimo gusto, creata ad arte per ritirare il vestito senza pagarlo.
Per comprendere lo stato d’animo della signora Francesca, che insieme alla sorella Silvana gestisce “Fashion”, bisogna fare un passo indietro e arrivare al giorno in cui lei pensava di consegnare il vestito alla sposa. “In negozio è arrivata la mamma, aveva una faccia sconvolta: si è avvicinata, mi ha preso da parte e mi ha detto che mi doveva parlare. Dopo pochi secondi è scoppiata a piangere e mi ha detto che la figlia era morta” racconta la commerciante.
Una disgrazia che è stata anche contestualizzata con precisione: “Mi ha spiegato che erano fuori dal negozio di bomboniere, che la figlia le ha detto ‘Mamma ho mal di testa’ ed è crollata a terra. Mi ha detto che le era venuto un aneurisma cerebrale. Si immagina? Io ero sconvolta, l’ho abbracciata e sono scoppiata a piangere. Non potevo credere ad una simile tragedia. E poi la signora mi ha detto che, siccome sua figlia sognava tanto il matrimonio, avrebbe voluto vestirla da sposa per l’ultimo viaggio”.
La titolare del negozio, che era già pronta a restituire l’acconto di 50 euro versato per il vestito nel caso di mancato ritiro, davanti alla richiesta della mamma della ragazza non ci ha pensato due volte: “Le ho subito sistemato la confezione dell’abito e la signora mi ha detto che però, viste tutte le spese per il funerale, non aveva con sé i soldi – 500 euro, ndr – per saldare subito il vestito, ma che sarebbe passata nei giorni successivi. Io ovviamente le ho detto che non c’erano problemi e le ho dato il vestito”.
La signora Francesca non nasconde quanto quella notizia l’avesse turbata: “Ero veramente sconvolta, quella sera a casa non riuscivo a prendere sonno al pensiero di quella ragazza che non c’era più. La vicenda mi aveva così colpito che volevo andare al funerale e così ho cercato informazioni sulla chiesa e l’ora. Ho iniziato a cercare sui necrologi, ma non ne trovavo nessuno con il suo nome. Ho controllato anche sui giornali per vedere se leggevo la notizia della sua morte, ma niente. Poi attraverso delle conoscenze in comune vengo a sapere che la sposa sarebbe stata viva e vegeta e che addirittura era stata vista per strada quello stesso giorno”.
In quel momento la titolare di “Fashion” inizia davvero a dubitare della veridicità della storia raccontata dalla madre della sposa. “Ero decisa ad andare a fondo delle vicenda perché mi sentivo presa in giro. Per caso sono venuta a sapere il nome del ristorante dove era stato organizzato il rinfresco di nozze e allora mi sono presentata lì”.
“Quando sono entrata nella sala la sposa e la mamma si sono guardate e si sono scambiate qualche parola. Poi la signora è venuta verso di me. Ero allibita e le ho detto: ‘Vedo che c’è stato un miracolo e sua figlia è risorta’. Io davvero non ci potevo credere” racconta Francesca che a quel punto si è limitata a chiedere alla signora di consegnarle i soldi del saldo per il vestito, quanto le spettava, ovvero 500 euro.
“Ero indignata all’idea che potesse aver mentito su un fatto così grave solo per non pagare il vestito. Subito volevano convincermi ad andare via dicendomi che sarebbero passati in negozio la settimana successiva, ma io stavolta non mi sono fidata. Gli ho detto che avrei aspettato lì fino alla consegna dei soldi” spiega la titolare di “Fashion” che, tra l’altro, rivela di aver scoperto proprio in quella circostanza una seconda bugia: “Mentre ero al ristorante un invitato mi ha detto che la signora non era la mamma della sposa, ma dello sposo. Quindi ho scoperto che probabilmente mi ha mentito anche sul suo legame di parentela con la ragazza”.
Fortunatamente, dopo diversi minuti di attesa, grazie anche all’intervento di uno degli invitati (“che dopo una certa freddezza iniziale poi è stato molto gentile”), la negoziante ha ricevuto il saldo. “Gli ho lasciato una dichiarazione scritta per certificare che mi avevano consegnato l’importo dovuto e gli ho detto di passare in negozio a ritirare la ricevuta fiscale che, come vede, è ancora qui” spiega Francesca mostrando proprio il documento.
Probabilmente, se la commerciante non avesse preso a cuore questa storia, cercando informazioni sul funerale, non avrebbe mai recuperato i suoi soldi: “Sarebbero passati i giorni e, certamente, mi sarei insospettita non vedendo più tornare la signora, ma sarebbe stato più difficile dimostrare il raggiro. Quasi sicuramente lei avrebbe potuto dire che, se io le avevo consegnato il vestito, il pagamento c’era stato. Non lo so davvero come sarebbe finita, magari attraverso le vie legali, ma con tutte le lungaggini e problematiche che ne conseguono”.