Savona. Nel settembre scorso otto persone erano finite in manette nell’ambito dell’operazione, battezzata “Darkness 2”, che aveva permesso di sgominare una banda accusata di una serie di furti in bar, farmacie e magazzini messi a segno nelle province di Savona, Genova, Imperia, Alessandria e Varese. Questa mattina, sei di loro, tutti di nazionalità romena, hanno patteggiato pene dai tre ai 4 anni e 4 mesi di relcusione per l’accusa di associazione per delinquere finalizzata ai furti.
Si tratta di Marian Niculae (4 anni e mille euro di multa); Alin Constantin Badila, Gheorghe Marian Troncas (entrambi quattro anni e 900 euro di multa); Ioan Ovidiu Saranciuc (quattro anni e quattro mesi e 1000 euro di multa); Daniel Iacob Tudorel (tre anni e due mesi e 400 euro); George Bulgaru (tre anni e 400 euro di multa).
Insieme a loro in manette erano finite altre due persone, Teofil Prelipcean e Albert Hysa, che non hanno scelto la via del patteggiamento e di conseguenza devono ancora essere giudicati.
I colpi contestati alla banda nelle ordinanze cautelari in carcere (solo a Badila e Troncas nel frattempo sono stati concessi i domiciliari) firmate dal gip Fiorenza Giorgi su richiesta del pm Chiara Venturi erano ventuno, ma, i carabinieri dopo gli arresti, ne avevano scoperti altri otto che sarebbero stati da attribuire a loro.
Secondo i militari del nucleo operativo della Compagnia di Albenga che per mesi li avevano monitorati (l’indagine era iniziata a maggio scorso), gli arrestati erano una banda di professionisti, che non lasciava nulla al caso e cercava di raccogliere tutte le informazioni necessarie ad “operare” in sicurezza. Il modus operandi infatti era sempre lo stesso. C’era una prima fase, quella cioè dei sopralluoghi. I malviventi si fingevano clienti. Entravano nel bar o nella farmacia per verificare orari di apertura e chiusura, la disposizione dei sensori dell’impianto di allarme e delle telecamere di video sorveglianza.
In una seconda fase, la mattina o il pomeriggio che precedevano il raid, tornavano nel locale e neutralizzavano i sensori dell’allarme con uno spray siliconico in modo che “non rilevasse le variazioni volumetriche”. Di notte, poi, avveniva il furto, solitamente fra le due e le quattro. I malviventi puntavano l’attenzione sulle slot machine che scardinavano utilizzando seghetti flessibili o cannelli a gas. Presi i soldi, scappavano e facevano perdere le tracce. Ogni colpo fruttava fra i due mila e gli otto mila euro.
In questo modo avrebbero colpito a Tovo San Giacomo, Finale, Borgio Verezzi, Loano, Pietra Ligure, Ceriale, Arnasco. Dalle indagini era emerso che l’azione della banda non era limitata al Savonese: secondo gli inquirenti – che per l’operazione avevano ricevuto anche i complimenti del comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette, che era in visita al comando provinciale – hanno colpito anche a Bovolone (provincia di Verona), Acqui Terme, Caramagna, Diano Marina, Genova, Bogliasco.