Savona. Il procedimento penale che vedeva Don Piero Pinetto, 76 anni, accusato di calunnia verso un ex seminarista è stato archiviato. Il decreto di archiviazione è stato firmato nelle scorse ore dal gip Fiorenza Giorgi su richiesta del pm Giovanni Battista Ferro.
Se dal punto di vista penale la vicenda è chiusa, le motivazioni con le quali il giudice ha spiegato la sua decisione sono destinate a far discutere. Come era già successo nel 2012 per il caso dell’ex vescovo Dante Lafranconi, anche stavolta il giudice Giorgi infatti non ha nascosto come le indagini abbiano fatto emergere elementi di prova che confermano gli abusi sessuali sui seminaristi. Allo stesso tempo, il magistrato rileva che “la Curia si è preoccupata di salvare le apparenze invece di pensare a quei ragazzi che, tra l’altro, rappresentavano il futuro della Chiesa stessa”.
Insomma, nel motivare l’archiviazione, il gip ha messo in risalto senza usare giri di parole le responsabilità del sacerdote, che sarebbe stato “coperto” dalla Curia, ritenendo credibili il racconto del seminarista ed altre testimonianze che confermavano gli abusi.
Tra i motivi che hanno spinto il giudice ad archiviare, oltre ad un motivo tecnico-formale (in riferimento ad un pronunciamento della Suprema Corte secondo cui la calunnia sussiste se si accusa qualcuno di un reato per il quale si può procedere), anche quello di tutelare la vittima “per evitargli di tornare davanti ad un magistrato” ed affrontare un “calvario inutile” visto che comunque gli abusi sessuali sono comunque ormai finiti in prescrizione.
Questo procedimento penale per calunnia, tra l’altro, prendeva le mosse proprio da una denuncia presentata dallo stesso Don Pinetto dopo che, nell’agosto 2013, il gip aveva archiviato per prescrizione un procedimento nei suoi confronti per l’accusa di violenza sessuale (“atti di libidine violenti”) per presunti abusi avvenuti negli anni ’70 proprio nel seminario di Savona. Archiviata quell’indagine il sacerdote aveva querelato per diffamazione e calunnia il seminarista che lo aveva accusato, S.P., ma anche io portavoce della Rete L’Abuso Francesco Zanardi e due giornalisti. Una mossa che, di fatto, aveva costretto la Procura ad indagare ancora sulla vicenda degli abusi sessuali (ormai prescritti) sui quali si fondava la calunnia.
“La vicenda si sarebbe chiusa in quel momento se protervamente Don Pinetto non avesse presentato la querela dicendo che le accuse erano infondate” ammette il giudice Giorgi. Indagando sulla calunnia presentata dal sacerdote, gli inquirenti hanno accertato come le accuse di abusi fossero fondate e, di conseguenza, nei confronti del prete era stato aperto un procedimento per “calunnia di calunnia”.