Pietra L. “Non è stato movimentato un centesimo, io non ho preso nulla! Stiamo facendo un processo anche se io non ho toccato niente e non ho mai approfittato della situazione”. Lo sfogo è arrivato dal maresciallo Santino Piazza, a giudizio con la grave accusa di circonvenzione d’incapace nei confronti di una novantaseienne, che questa mattina è stato ascoltato in aula.
Rispondendo alle domande del pm Giovanni Battista Ferro, l’imputato, che all’epoca dei fatti era vice comandante della stazione carabinieri di Pietra Ligure, non ha nascosto la propria amarezza davanti alle contestazioni della Procura respingendole con fermezza: “Sono qui per dimostrare la mia assoluta estraneità”.
Nel mirino della Procura erano finiti i rapporti tra la presunta vittima e il maresciallo Piazza, ma anche le operazioni che per l’accusa sono “sospette”: nello specifico l’intestazione di due libretti postali e la nomina avvenuta nel marzo 2012 attraverso un testamento olografo, tuttora valido, come erede universale dell’anziana, C.C., che gli aveva anche conferito una procura speciale e generale (poi revocata nell’aprile del 2013).
“Si stupisce che io le abbia definite ‘accuse pesanti’? Ho alle spalle 30 anni di servizio nell’Arma senza mai aver avuto un problema e ora mi ritrovo accusato di queste cose che avrei commesso abusando della mia posizione. Come dovrei definirle?” ha detto Piazza rivolgendosi al pubblico ministero.
L’esame dell’imputato è stato caratterizzato da secchi botta e risposta tra lui e il pm Ferro e non sono mancati i momenti di tensione: “Ci sono delle cose che io non capisco come il fatto che il notaio mi abbia informato della revoca della Procura speciale da parte della signora il giorno dopo essere stato ascoltato dagli inquirenti. E poi la stessa C.C., il giorno dopo essere stata interrogata da lei, mi ha detto ‘Stai attento a quei farabutti che ti vogliono rovinare'” ha aggiunto Piazza.
Nel corso della deposizione dell’imputato sono stati presi in esame anche alcuni episodi specifici come la stesura di un “appunto” che il maresciallo aveva consegnato al suo superiore che, informato di alcune presunte “anomalie” nel rapporto tra l’anziana ed il militare, aveva voluto vederci chiaro: “Ho scritto quella relazione nel maggio 2013 su richiesta del mio comandante che voleva sapere come stavano le cose in merito alla mia ‘assistenza morale e materiale’ nei confronti della signora. Ho cercato di ricostruire gli eventi con precisione, ma ero anche frastornato quando l’ho redatto perché si metteva in dubbio la mia correttezza professionale. Ho scritto in totale buona fede, ma se avessi saputo che era finalizzato ad una cosa del genere probabilmente non avrei agito così”.
Sulla circostanza in cui avrebbe accompagnato la signora dal notaio per fare testamento e procura speciale a suo favore, Piazza ha precisato: “Aveva problemi a camminare e io l’accompagnavo per aiutarla senza chiedere troppe spiegazioni. Io nello studio del notaio non sono mai entrato”.
Per quanto riguarda l’intestazione dei libretti postali della banca a suo nome, l’imputato ha precisato quanto già emerso nelle scorse udienze: “E’ stata una sua decisione. Ha chiamato il direttore e gli ha detto di prendere il ‘libretto grosso’, quello con 108 mila euro, e di spostare la metà dei soldi su un libretto intestato a me e l’altra metà sopra uno cointestato. Voleva mettere quei soldi da parte per pagare la casa di riposo, io non li ho mai toccati” ha ribadito Piazza.
Nella prossima udienza, fissata a marzo, proseguirà l’esame dell’imputato (toccherà ai suoi legali, gli avvocati Ennio Pischedda ed Andrea Costa fare le domande) e, salvo ritardi, si procederà anche con la discussione.
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