Savona. E’ stata fissata per il prossimo 25 febbraio, davanti al giudice Francesco Meloni, l’udienza preliminare per la tragedia di Paolo Ponzo, l’ex calciatore professionista scomparso a 41 anni il 24 marzo del 2013 mentre partecipava alla corsa “Maremontana”. La richiesta di rinvio a giudizio è stata avanzata dal pm (l’inchiesta era stata coordinata dal sostituto procuratore Chiara Maria Paolucci) per tre persone: Antonio Ghilino, ideatore e direttore della “Maremontana”, Roberto Franchelli, organizzatore della manifestazione e responsabile del percorso, e Daniele Sciuto, il medico che quel giorno era il responsabile dei soccorsi.
Tutti e tre dovranno rispondere dell’accusa di omicidio colposo per la morte dell’atleta avvenuta proprio durante la corsa. Secondo l’ipotesi dell’accusa, se i soccorsi fossero stati tempestivi, Paolo Ponzo, stroncato da un arresto cardiaco irreversibile provocato dallo stress fisico e dovuto alle condizioni meteo particolarmente avverse, poteva essere salvato. A causa di alcune lacune organizzative però – questa la tesi del pm Paolucci – quel giorno non fu possibile raggiungere in maniera tempestiva l’ex calciatore del Savona, che aveva accusato un malore lungo il percorso.
Il pubblico ministero ipotizza che le squadre di soccorso non fossero organizzate per garantire una copertura lungo tutto il percorso della gara tanto che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Ponzo non fu raggiunto dalla squadra con il medico, ma solo da personale paramedico. Il tratto finale della corsa infatti era “scoperto” perché l’organizzazione aveva previsto che le squadre di soccorso di spostassero dopo il passaggio dell’ultimo concorrente. Ma le condizioni climatiche avverse di quel giorno crearono degli imprevisti: il percorso di gara fu ridotto, ma solo dopo che alcuni concorrenti, tra i quali Paolo Ponzo, erano già transitati per iniziare l’ascesa verso il punto più alto.
Inoltre, sempre secondo la tesi del pm, i bollettini meteo (che avevano previsto burrasca) furono sottovalutati. Insomma, per la Procura, l’organizzazione della gara sarebbe stata carente sotto diversi profili e questo avrebbe causato, o comunque non impedito, che la tragedia di Ponzo si verificasse. Di qui la scelta, anche sulla base delle valutazioni contenute nella relazione medico-legale (curata dalla dottoressa Benedicta Astengo), di confermare l’accusa di omicidio colposo per Ghilino, Franchelli e Sciuto che sono difesi dagli avvocati Raffaele Caruso e Graziella Delfino del foro di Genova.
La famiglia di Ponzo è invece assistita dagli avvocati Amedeo Caratti e Massimo Badella (alcuni parenti sono seguiti dall’avvocato Simonetta Salvini) che, nel corso delle indagini, hanno depositato in Procura una dettagliata indagine difensiva. Tra le carte depositate dai legali, tra l’altro, c’è anche l’analisi di una guida alpina (esperta in materia di corse in montagna) che evidenzierebbe le carenze organizzative della manifestazione.