Albenga. Ritrovarsi senza l’immobile per il quale avevano versato decine di migliaia di euro come anticipo sull’acquisto, ma anche senza rimborso di quei soldi. E’ la terribile beffa della quale rischiano di essere vittima alcuni acquirenti che dieci anni fa avevano stipulato un contratto preliminare di acquisto per un immobile nel complesso dell’ex Fornace Perseghini a Lusignano di Albenga.
La vicenda è molto complessa e i primi problemi sono nati quando l’operazione urbanistica si è bloccata a causa di una serie di problematiche connesse ad abusi edilizi. Lo stop forzato ai lavori, con una sorta di effetto domino, ha iniziato a creare disagi: in primis la mancata consegna delle case (inizialmente prevista per la fine del 2007), ma anche una serie di difficoltà per l’impresa costruttrice, la “Edilborgo Srl”. E infatti la società decide di vendere il complesso dell’ex Fornace e i terreni interessati dall’operazione urbanistica alla “Serenella 57” che, a sua volta, nel 2007 cede tutto alla “Nexity Antica Fornace”, società controllata da una multinazionale francese.
Se il passaggio di proprietà dell’immobile da una società all’altra è lineare, altrettanto non si può dire dei contratti preliminari di acquisto che infatti non sono mai stati ceduti “automaticamente” dalla Edilborgo ai nuovi proprietari dell’ex Fornace. La Serenella prima e la Nexity poi si erano infatti limitate ad inviare, tramite posta ordinaria, delle comunicazioni nelle quali veniva chiesto ai clienti di aderire alla cessione del contratto al nuovo proprietario. Atto che non tutti avevano formalizzato, ma, nonostante il mancato invio del contratto firmato, i proprietari degli immobili avevano continuato comunque a ricevere le comunicazioni dalle società sullo stato dei lavori e nello specifico dall’acquirente Nexity (di conseguenza nessuno sospettava che la propria posizione non fosse ben definita).
Tanto che, anche in assenza della sottoscrizione del contratto, le cause avviate da chi aveva comprato un immobile nel complesso dell’ex Fornace senza vederselo consegnare sono state tutte vinte (finora sette in tutto più altre in fase di definizione). Gli acquirenti sono stati tutti risarciti dalla Nexity anche nei casi in cui il giudice aveva condannato a pagare Serenella o Edilborgo. Questo perché, fino allo scorso maggio, il legale rappresentante delle tre società era la stessa persona, un manager torinese, che si era sempre fatto “garante” degli inadempimenti contrattuali delle prime due società.
Con il cambio al vertice di Nexity (ora guidata da un francese) si è registrato un repentino dietrofront. La società transalpina infatti ha iniziato a farsi carico solo delle spese legali delle cause ma non del rimborso delle somme anticipate che, come riconosciuto dal giudice, compete ai titolari del contratto, quindi Edilborgo o Serenella per chi non ha aderito alla cessione a Nexity a seconda dei casi. Il problema è che alle due società ormai resta ben poco: la prima non ha liquidità, ma solo qualche immobile, mentre per la seconda è appena stato revocato un concordato ed è in arrivo una richiesta di fallimento.
Un quadro drammatico per chi aveva sottoscritto i contratti con loro senza aver aderito al passaggio a Nexity: non solo ha perso la casa (non avendo sottoscritto l’accordo con Nexity non ha più alcun diritto sull’immobile ormai di proprietà di un terzo), ma rischia concretamente di non vedere un centesimo di risarcimento. Una beffa atroce per chi ha investito tutti i risparmi sognando di acquistare un immobile in quello che doveva essere un complesso immobiliare da sogno.
Il problema è che, dal punto di vista giuridico, Nexity ha ragione: per chi ha legami contrattuali con le altre società non c’è nessun obbligo di farsi carico dei rimborsi o di rispettare accordi sottoscritti con altri soggetti. Resta il fatto che, fino a qualche mese fa, la multinazionale (dal 2007, di fatto, la titolare dei rapporti contrattuali) si era sempre fatta carico degli oneri derivanti da tutte le sentenze contro Edilborgo e Serenella e quindi i clienti si aspettavano che la linea restasse questa, anche confidando nella solidità e credibilità della compagine societaria d’oltralpe.
Un concetto ripreso dall’avvocato Gianluca Gandalini che assiste quattro delle persone che avevano acquistato un immobile nell’ex Fornace Perseghini e che a suo tempo non avevano aderito al passaggio a Nexity: “La Società Nexity deve chiarire se voglia tenere fede all’immagine di multinazionale seria che ha sempre propagandato, oppure voglia, al solo fine di perseguire il proprio interesse, venire meno alle proprie obbligazioni morali facendosi scudo di un cavillo giuridico, contemporaneamente però danneggiando irreparabilmente decine di acquirenti e frustrando le loro legittime aspettative che tuttavia ha contribuito a suscitare”.
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