Savona. “Secondo le nostre stime a dormire ogni notte all’addiaccio, senza ricorrere alle strutture di accoglienza, sono 15-20 persone”. A dirlo è Marco Berbaldi, della Caritas savonese: con l’arrivo dell’imponente ondata di freddo, che sta trascinando rapidamente le temperature sotto lo zero, torna prepotentemente di attualità il fenomeno dei clochard, i senzatetto che più di ogni altro rischiano di pagare caro (anche con la vita) il gelo di queste notti.
A portare ottimismo è un dato: il numero di senzatetto a Savona negli ultimi anni è decisamente diminuito. “Qualche anno fa, nel 2011 e 2012 – ricorda Berbaldi – avevamo assistito ad un aumento dovuto soprattutto alla ‘primavera araba’: una volta conclusi i progetti di accoglienza molte delle persone arrivate da noi erano finite per strada. Ora fortunatamente il fenomeno dei senzatetto è in diminuzione: ce ne accorgiamo anche dal numero di pasti serviti dalla mensa, che negli anni scorsi erano ogni volta 50-60 mentre ora sono scesi a 30-40“.
Per trascorrere la giornata al caldo i clochard possono usufruire appunto della mensa, che nel periodo del freddo resta aperta il più possibile proprio per fornire ai senzatetto un locale riscaldato; altri si arrangiano come possono ricorrendo ai locali pubblici dotati di riscaldamento, come i centri commerciali o la stazione. Per la notte, invece, ci sono diversi locali preposti all’accoglienza: “Abbiamo 10 posti letto per gli uomini e 4 per le donne – spiega Berbaldi – a cui vanno aggiunti 12 posti letto messi a disposizione in emergenza dalla Croce Rossa, anche questi destinati ai maschi”. Una disparità nei numeri dovuta, spiega l’incaricato della Caritas, sia al fatto che il numero di clochard uomini supera abbondantemente quello delle donne, sia al fatto che “per le donne è più semplice trovare accoglienza o solidarietà mentre per un senzatetto uomo è tutto più difficile, la gente ha paura”.
In ogni caso, nonostante l’impegno e le strutture apposite, c’è chi rimane a dormire per strada. “Certo è impossibile conoscerne il numero esatto – ammette Berbaldi – ma secondo i nostri calcoli siamo sotto le 20 persone”. Venti clochard per i quali, comunque, il freddo può significare la morte. “Certamente si tratta di persone che spesso, per scarsa igiene ed alimentazione, hanno già un quadro sanitario molto compromesso – conferma Berbaldi – e, chiaramente, il freddo non aiuta”.
Aiutarli, conclude Berbaldi, non è difficile: “Spesso è sufficiente indicare loro l’ubicazione delle strutture di accoglienza, di giorno la mensa di via De Amicis 4 e di notte il dormitorio in via Guidobono 12 o la sede della Croce Rossa in via Scarpa. In alternativa si può chiamare il 118, in questo modo il caso verrà segnalato alla Croce Rossa che potrà intervenire e portare l’uomo al riparo”.