La sentenza

Tentata estorsione ad un cuoco: condannati Fotia, Criaco e Barbino

Uno degli imputati si è difeso raccontando la sua verità: "C'era un accordo per risarcire Fotia per i danni alla moto"

tribunale Savona

Savona. Tre anni e sei mesi di reclusione a Francesco Fotia; tre anni per Giuseppe Criaco; due anni e sei mesi per Igor Barbino. Sono le condanne inflitte dal collegio del tribunale di Savona nel processo per la tentata estorsione ad E.D., un cuoco savonese, che si è concluso nel pomeriggio di oggi.

L’ipotesi dell’accusa è che Fotia, con la collaborazione di Barbino, e del nipote Criaco, abbia chiesto al cuoco la restituzione dei soldi incassati dall’assicurazione in seguito all’incidente avvenuto nel luglio del 2013. Quel giorno E.D. e Barbino stavano provando la moto d’acqua di proprietà della famiglia Fotia, un’onda li aveva travolti e il cuoco aveva riportato gravi fratture vertebrali per le quali era stato costretto a restare a riposo per qualche mese. Per l’incidente aveva poi ricevuto un risarcimento di 50 mila euro dall’assicurazione. Proprio di una parte di quei soldi (circa 3600 euro, il risarcimento per i danni alla moto) avrebbe chiesto successivamente conto Francesco Fotia.

Nella sua requisitoria, questa mattina, il pm Chiara Venturi ha chiesto una condanna a tre anni e sei mesi di reclusione e tremila euro di multa per tutti e tre gli imputati. “E’ un processo complesso, ma ritengo sia emersa la piena responsabilità degli imputati rispetto alla tentata estorsione che si è svolta in due fasi: la prima durante il viaggio a Montecarlo di Fotia e Criaco quando il cuoco è stato minacciato per ottenere i soldi per i presunti danni alla moto d’acqua” ha detto il pm Venturi secondo cui, in quell’occasione i due imputati avevano minacciato la vittima (“se tieni a tua mamma e a tua figlia paga”), mimando il gesto di avere una pistola in tasca. “La presenza di Criaco e Fotia al confine nei giorni prima dell’episodio è confermata da una celle telefonica che ha agganciato il loro cellulare”.

Il pm ha poi parlato della seconda fase del tentativo di estorsione: “L’episodio del 30 dicembre quando Barbino ha appuntamento dal notaio con il cuoco, suo socio, per sciogliere una società. Il cuoco vede Fotia nei pressi dello studio notarile, si spaventa e scappa. In quel momento si registrano messaggi tra Fotia e Barbino, ma anche telefonate tra quest’ultimo ed il cuoco. La vittima chiede ‘ma hai portato gli amici?’ ed è chiaro il riferimento a Fotia, mentre Barbino poi replica dicendo ‘guarda che quella questione dell’assicurazione la dobbiamo chiarire’. Intercettazioni che provano come l’incontro dal notaio fosse finalizzato anche a chiedere i soldi dell’assicurazione. Dalle intercettazioni emerge il ruolo di Barbino che non è solo di mediazione, ma anche di minaccia attiva. Quel giorno il cuoco era spaventato e inoltre la polizza della moto d’acqua copriva solo le spese per i danni fisici, non al mezzo”.

Infine, anticipando di fatto le tesi difensive, il pm ha precisato che i tentativi di screditare la vittima “non influiscono sulla sua credibilità”. In effetti i difensori degli imputati, l’avvocato Pino Mammoliti per Criaco e Fotia, e l’avvocato Daniela Giaccardi per Barbino, hanno sottolineato più volte nella loro arringa come la “presunta” vittima sia da considerare inattendibile.

“Le sue parole sono state prese per oro colato” l’attacco dell’avvocato Mammoliti riferendosi alla denuncia del cuoco aggiungendo: “Criaco in ogni caso ha una posizione marginale: si è limitato ad accompagnare lo zio (Fotia) a Montecarlo, ma non sapeva nulla. Il gesto di minare la pistola? Dico che c’è una carenza nelle indagini: avrebbero dovuto acquisire i filmati delle telecamere della zona del ristorante dove lavorava il cuoco”.

“Non è credibile. L’incontro dal notaio è saltato perché E.D. aveva paura? Di cosa? Era microfonato, c’era la polizia e se voleva incastrare gli autori di un’estorsione doveva andare avanti” ha detto l’avvocato Mammoliti che sul danno ha specificato: “Quei 3500 euro erano dovuti per i danni alla moto che stava usando il cuoco insieme a Barbino. Fotia ha agito in buona fede e il dolo è tutto da dimostrare. Forse sarebbe stato più corretto, al limite, configurare il reato come ‘esercizio arbitrario delle proprie ragioni'” ha concluso l’avvocato Mammoliti chiedendo l’assoluzione per entrambi i suoi assistiti (che sono stati condannati anche all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici).

Concetti che sono stati ripresi anche dal difensore di Barbino: “E.D. è un personaggio scafato, non certo una vittima, ma una persona che in maniera lucida ha fregato tutti, polizia compresa. Tanto è vero che il 30 dicembre, dopo il mancato incontro dal notaio, si è reso irreperibile anche dalla polizia. Il cuoco mirava ad ottenere vantaggi e così è stato”.

“Non sussistono i presupposti per contestare una condotta estorsiva da parte di Barbino: lui e il cuoco erano amici e colleghi. Anche l’ex moglie di E.D. ha confermato che sia lei che la figlia hanno un ottimo ricordo di Barbino. E’ un’estorsione assurda per come si sarebbe concretizzata. Il mio assistito non è mai stato minaccioso, avrà ‘colorito’ alcune telefonate ma perché era arrabbiato e si voleva sfogare. E.D. ha creato danni a chiunque e a tutti i suoi soci. Infine come poteva avere paura quel giorno? Era microfonato, monitorato dalla polizia, erano le 11,30 del mattino e si trovava in pieno centro” ha concluso l’avvocato Giaccardi.

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