Buco nero

Savona, crisi del Faggio: a gennaio stipendi “col contagocce”, e Bonjean lascia

Il passo indietro dell'AD era stato chiesto da più parti per dare il via al piano di risanamento triennale: l'11 gennaio assemblea decisiva per il futuro

Antonio Bonjean

Savona. Alla fine lo scossone è arrivato: Antonio Bonjean, amministratore delegato del Faggio e figura storica della cooperativa, ha presentato ieri pomeriggio le proprie dimissioni dal consiglio di amministrazione. Un passo indietro che in questi ultimi due mesi era stato a più riprese invocato sia dai dipendenti, allarmati dalla profonda crisi economica che ha investito i bilanci dell’azienda, che da Legacoop, secondo cui un deciso cambio di rotta e di management era l’unico modo per riacquistare la fiducia degli istituti bancari e provare ad uscire dal baratro.

I conti del Faggio, infatti, come noto non sorridono più da tempo: impossibile conoscere con esattezza l’ammontare del “buco”, ma i bene informati parlano di circa 7 milioni di euro. Un disavanzo che secondo molti dipendenti sarebbe stato causato proprio da errori dei vertici, e proprio per questo tra i lavoratori sarebbe nata una vera e propria “fazione” al lavoro per ottenere le dimissioni non solo di Bonjean ma anche della presidente Sabrina Pastorino, della vice (ed ex presidente) Sara Vaggi e di tutto il direttivo.

sabrina pastorino antonio bonjean

Qualcun altro invece arriva a ipotizzare qualcosa di più, ossia che parte di quei soldi siano “spariti” per interessi personali o politici. Le voci al momento non suffragate da prove, ma come spesso accade è impossibile fermarne il tam-tam: e così circolano le insinuazioni più disparate, da spese fatte dai dirigenti per conto di partiti politici (ma col denaro della cooperativa) ad “abusi” di alcuni dipendenti su bollette telefoniche e cancellerie. Un calderone nel quale è finito anche l’appartamento in Darsena in cui ha vissuto Bonjean, che però ha smentito categoricamente di averne pagato l’affitto coi soldi del Faggio. Difficilissimo capire se anche solo una parte di quelle insinuazioni nasconda qualcosa di reale.

Le dimissioni di Bonjean, in ogni caso, sono la prima mossa per dare il via al “piano di salvataggio” di una cooperativa che ad oggi dà lavoro a 900 persone, e la cui chiusura sarebbe pertanto un dramma sociale rilevante (senza calcolare l’indotto nonché gli utenti dei servizi sociali che oggi il Faggio eroga). Per scongiurarla il Faggio, Legacoop ed il Movimento Cooperativo avrebbero elaborato, insieme ad una società di consulenza, un piano triennale di risanamento del bilancio che prevede l’acquisizione di diversi stabili di proprietà del Faggio (per iniettare liquidità nelle casse) lasciandoli poi in gestione proprio al Faggio (per non intaccarne il fatturato).

Prima mossa, però, era quella di rassicurare le banche (che concedono i fidi): scopo raggiunto, probabilmente, proprio con le dimissioni dell’uomo che, con ruoli diversi, bene o male ha guidato la cooperativa per 25 anni. Da quando, appena fondata, era composta da un gruppo sparuto di educatori, fino al “colosso” di oggi, che conta 900 lavoratori ed innumerevoli attività nelle province di Savona e Imperia.

I prossimi passi verranno decisi l’11 gennaio, quando si terrà un’assemblea generale dei soci che si preannuncia infuocata: sia per le scelte difficili da prendere, sia perché anche il prossimo mese i dipendenti vedranno lo stipendio “col contagocce”. La tredicesima, ridotta al 33%, avrebbe dovuto essere pagata grazie ai fondi in arrivo da alcuni enti che però sono in ritardo (e per questo il Faggio ha avviato la pratica per le relative ingiunzioni di pagamento); lo stipendio di dicembre, invece, verrà erogato in due tranche, il 70% entro metà gennaio (il 15 per i soci, il 20 per gli altri dipendenti) ed il restante 30% a fine mese.

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