Atto di citazione

Notificato il ricorso contro l’Italicum: “Raggira le prescrizioni della Corte Costituzionale”

elezioni

Savona. Alcuni giuristi, magistrati ed avvocati hanno promosso presso il Tribunale di Genova, competente per via del foro erariale la citazione per far rilevare la illegittimità costituzionale della nuova legge elettorale.

Alcuni elettori della provincia di Savona, come il Senatore Nanni Russo, l’Avv. Sergio Acquilino, il Senatore Giovanni Urbani, il Prof. Franco Astengo, la Prof. Patrizia Turchi con il patrocinio degli avvocati Felice Besostri, Dario Rossi, Vincenzo Paolillo, Arturo Flick, Sandro Valbusa e Gabriella Branca che hanno agito anche come elettori, hanno promosso l’iniziativa giudiziaria per ottenere al più presto il vaglio della Corte Costituzionale sulle nuova normativa elettorale.

La Corte costituzionale con la sentenza 1/2014 ha infatti dichiarato incostituzionali due istituti della legge elettorale denominata “porcellum”: le liste bloccate, riconoscendo ai cittadini elettori il diritto di scegliersi i propri rappresentanti esprimendo (almeno) una preferenza. E il meccanismo che attribuiva alla minoranza “vincente” un premio di maggioranza senza soglia; minima.

La legge Calderoli aveva istituzionalizzato la diseguaglianza dei cittadini italiani nel voto, attraverso il meccanismo previsto dall’art. 83 che prevedeva la formazione di un “quoziente di maggioranza” e di un “quoziente di minoranza”.

Nelle elezioni del 2013 il quoziente di maggioranza è stato di circa 29.000 voti, mentre quello di minoranza è stato superiore a 80.000 voti: in pratica per eleggere un deputato nei partiti “premiati” sono stati sufficienti 29.000 voti popolari, mentre per eleggere un deputato per tutti gli altri partiti sono occorsi più di 80.000 voti popolari.

La Consulta ha dichiarato incostituzionale il “porcellum” proprio per evitare il ripetersi di una simile insostenibile distorsione fra la volontà espressa dal popolo italiano ed i risultati in termini di composizione della Camera rappresentativa.

“Ora l’Italicum finge di adeguarsi alle prescrizioni della Corte sia per quanto riguarda le liste bloccate, sia per quanto riguarda il premio di maggioranza, ma in realtà si sbarazza dei paletti che la Consulta ha lasciato alla discrezionalità del legislatore, ed oggi si può senz’altro affermare che la nuova legge elettorale è una versione peggiorativa del porcellum”.

“L’Italicum apparentemente abbandona il sistema delle liste bloccate (in cui i deputati sono eletti in base all’ordine di lista, senza che l’elettore possa mettervi becco), rendendo bloccati “soltanto” i capilista, mentre gli altri deputati vengono eletti sulla base delle preferenze. Ma anche qui è solo un modo per aggirare la decisione della Consulta: vengono creati 100 collegi di dimensioni variabili da tre a sei seggi”.

“Contando sul fatto che difficilmente un partito elegge, in collegi così ridotti, più di un deputato, ecco che buona parte dei deputati non saranno scelti dagli elettori con il voto di preferenza ma saranno direttamente “nominati” dai capi dei partiti. Ma ancor maggiore è lo scostamento dalle prescrizioni della Corte Costituzionale in tema di premio di maggioranza”.

“L’Italicum finge di adeguarsi perché introduce una soglia minima al premio di maggioranza (40%), con ciò legittimando, peraltro, un premio di maggioranza notevolissimo (il 15%, pari a circa 90 seggi), corrispondente a quello stabilito dalla c.d. “legge truffa”. Nella realtà quest’adeguamento viene rinnegato con un trucco da prestidigitatore, rendendo la soglia minima rimovibile, attraverso l’istituto del ballottaggio su base nazionale fra le due liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti”.

“In questo modo l’Italicum non solo non abolisce il meccanismo del premio di maggioranza senza soglia minima, che è già stato censurato dalla Corte costituzionale, ma addirittura lo esalta, attribuendo il premio ad una unica lista, anziché alle coalizioni”.

“È questo l’aspetto più preoccupante della nuova legge elettorale, unitamente alle altre riforme come l’abolizione del Senato di tipo rappresentativo, le modifiche limitative sulle iniziative referendarie e sulle leggi di iniziativa popolare, la modifica delle competenze delle regioni, etc. perché si tratta di un processo non democratico, varate per consolidare il potere esecutivo nelle mani di un uomo solo”.

“Grazie all’attribuzione alla sola Camera dei deputati del rapporto fiduciario col Governo, e, grazie all’Italicum – in conseguenza del quale il partito di maggioranza relativa, anche col 30 per cento dei voti e col 50 per cento degli astenuti, otterrebbe la maggioranza dei seggi – l’asse istituzionale verrà spostato decisamente in favore dell’esecutivo, che diverrebbe a pieno titolo il dominus dell’agenda dei lavori parlamentari, con buona pace della citata sentenza n. 1 del 2014 della Corte costituzionale, secondo la quale la “rappresentatività” non dovrebbe mai essere penalizzata dalla “governabilità”.

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