Albissola Marina. Paolo Siccardi, il fotografo albissolese arrestato ieri con la gravissima accusa di violenza sessuale nei confronti di una diciannovenne genovese che stava posando per lui, è stato interrogato questa mattina per rogatoria dal gip del tribunale di Savona Filippo Maffeo.
L’uomo, che secondo la contestazione del pm genovese Luca Scorza Azzarà durante un book fotografico lo scorso 6 novembre ha palpeggiato e toccato la ragazza, oggi si è difeso davanti al giudice. Secondo quanto trapelato, durante l’interrogatorio, durato oltre un’ora, Siccardi ha negato con decisione di aver commesso abusi sulla sua giovane cliente.
Il fotografo, che è assistito dall’avvocato Domenico Chirò, avrebbbe respinto ogni addebito spiegando di aver avuto sempre un comportamento professionale durante le sedute fotografiche con la ragazze. Per il momento, come disposto dal gip del tribunale di Genova Ferdinando Baldini, l’uomo resta detenuto nel carcere di Sant’Agostino (l’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale genovese).
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il fotografo avrebbe cercato di violentare la ragazza genovese di 19 anni (che tra l’altro ha anche un deficit di apprendimento) durante la realizzazione di un book fotografico. I due si sarebbero dati appuntamento in una stanza di albergo a Genova dove Siccardi, sempre secondo il racconto della presunta vittima, avrebbe chiesto alla giovane di spogliarsi per alcuni “nudi artistici”. A quel punto avrebbe tentato di approcciarsi alla diciannovenne (palpeggiandola e bloccandola sul letto) che però ha respinto le avances.
Un episodio che, qualche giorno dopo, la ragazza aveva raccontato alla madre che poi si era rivolta ai carabinieri. Da lì era partita l’indagine dei militari che ieri si è concretizzata nell’arresto per violenza sessuale aggravata dalla disabilità.
Ad aggravare la situazione di Siccardi c’è anche il fatto che quel 6 novembre, quando è andato a Genova per quelle foto, si trovasse agli arresti domiciliari per il reato di stalking nei confronti della ex convivente: per poter uscire di casa aveva chiesto l’autorizzazione al tribunale spiegando di aver bisogno di raggiungere il capoluogo regionale per “cure dentistiche urgenti”. L’ipotesi degli inquirenti è che fosse solo una scusa per continuare a lavorare.