Albenga. “Questa serata promette bene, perché qui c’è la Chiesa bella di Albenga–Imperia. Basta con la Chiesa brutta di Albenga–Imperia, facciamola finita, non se ne può più. Abbiamo voglia di una chiesa bella e qui questa sera sicuramente ci sono i volti belli. E allora facciamola vedere questa bella chiesa. Il Giubileo ci deve servire per manifestare la chiesa bella di Albenga–Imperia che vive in questo lembo di terra. Se saremo uomini e donne con il cuore aperto alla potenza dello Spirito del Risorto avremo la possibilità di ricominciare sempre da capo”.
Così aveva detto nell’omelia alla veglia di preghiera di lunedì sera, vigilia dell’apertura del Giubileo della misericordia, il Vescovo coadiutore Borghetti salutando i tanti fedeli presenti nella Cattedrale di Albenga. E, senza mezzi termini, lo ha ribadito questa mattina, alle 10, dopo l’apertura della porta santa della Cattedrale di Albenga, affianco al suo confratello vescovo, monsignor Mario Oliveri.
Intorno all’altare oltre ai due vescovi, il vicario episcopale delle comunicazioni sociali monsignor Giovanni Battista Gandolfo, il vicario giudiziale don Bruno Scarpino, il direttore dell’ufficio beni culturali monsignor Giorgio Brancaleoni, il direttore dell’Istituto superiore di scienze religiose don Gabriele Corini e altri sacerdoti e diaconi.
In una Cattedrale strapiena di fedeli, il vescovo coadiutore, rivolgendosi ai “patroni del giubileo” santa Faustina Kowalska e san Giovanni Paolo II, san Pio da Pietrelcina, san Leopoldo Mandic e la Beata Teresa di Calcutta, e appellandosi a Nostra Signora di Pontelungo e a San Michele Arcangelo, ha affidato la diocesi intera “nel nostro cammino di crescita nell’amore misericordioso”, perché, ha sottolineato il presule, “la ‘Chiesa bella’ di Albenga-Imperia ha bisogno di questo momento straordinario, per virare da Sposa chiacchierata a Sposa dell’Agnello senza macchia e senza ruga, per uscire da un mero cultualismo clerico-laicale solenne, ma sterile, per aprire le porte sante delle case, delle parrocchie, delle associazioni, dei cuori, per rinnovarsi intimamente potenziando la vocazione missionaria e apostolica che le è intrinseca. Una Chiesa non in uscita, ma chiusa nel tempio fumigante d’incenso e sfavillante di luce non rende Gloria a Dio, né serve gli uomini. La Porta Santa si apre perché da essa si esca discepoli e testimoni più ardenti sulle strade della storia del nostro territorio”.
Molte sono le iniziative predisposte dall’apposito Comitato diocesano: dieci catechesi del vescovo sulle opere di misericordia nei vicariati, pellegrinaggio diocesano a Roma, tre catechesi bibliche quaresimali del vescovo ad Albenga e ad Imperia, momenti giubilari per le diverse categorie, catechisti, ammalati etc; la realizzazione di un’opera di misericordia segno e memoria di questo Giubileo straordinario, il rilancio delle Caritas parrocchiali, interparrocchiali e vicariali, il riaccendere l’entusiasmo di portare Cristo nelle molteplici periferie esistenziali del nostro territorio, l’impegnarsi perché la responsabilità politica ed economica sia vissuta a tutti i livelli come forma alta di carità e misericordia.
Sei sono le Chiese giubilari in Diocesi; oltre alla Cattedrale di Albenga, il duomo di san Maurizio a Imperia, il Santuario di NS. di Pontelungo ad Albenga, la basilica di San Nicolò a Pietra ligure, la Chiesa di San Giovanni a Pieve di teco e la Chiesa della divina Misericordia a San Bartolomeo. Un numero abbondante di porte sante, per rendere accessibile a tutti l’esperienza della misericordia.
Inoltre, per espressa volontà del Santo Padre anche le Carceri saranno luoghi giubilari. Il Carcere d’Imperia domani aprirà la sua Porta Santa. Nella cappella del carcere i carcerati potranno ottenere l’indulgenza ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre.
“Possa questo gesto- sottolinea il vescovo Borghetti- significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà”.
Senza dimenticare quanti per diversi motivi saranno impossibilitati a recarsi alla Porta Santa, in primo luogo gli ammalati e le persone anziane e sole, spesso in condizione di non poter uscire di casa.
“Per loro – ha ancora precisato il vescovo coadiutore – sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore che nel mistero della sua passione, morte e risurrezione indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede e gioiosa speranza questo momento di prova, ricevendo la comunione o partecipando alla santa Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare”.