Albenga. Lo scorso 7 dicembre all’Auditorium San Carlo di Albenga si è tenuto un seminari dal titolo “A proposito di Streghe” dedicato all’area archeologica di San Calocero. In quell’occasione il giornalista Marco Merola ha sollevato alcune perplessità sulla teoria della “strega bambina”, ritrovata sepolta proprio nell’area interessata dallo scavo ad Albenga. Adesso, a distanza, di poco più di una settimana arriva la pronta e puntuale replica da parte di Stefano Roascio, direttore dello scavo di San Calocero.
“Abbiamo avuto modo di leggere online – esordisce la nota diffusa dal direttivo dello scavo ingauno – alcune fumose argomentazioni che riguardano il nostro lavoro, a firma di Marco Merola, ‘giornalista esperto di misteri, archeologia e scienza’. Prima di entrare nello specifico delle argomentazioni proposte, vogliamo sottolineare che, inspiegabilmente, tutta la disamina del Merola è il solo frutto della lettura delle fonti giornalistiche che hanno un taglio giocoforza divulgativo. Sarebbe bastato al giornalista Merola, con un minimo sforzo di ricerca, accedere a una notevole quantità di testi scientifici che abbiamo prodotto negli ultimi tempi, sia ad esempio per una rivista di fama internazionale come Rivista di Archeologia Cristiana, sia in occasione di un convegno – ancora una volta internazionale – avvenuto a Roma e dedicato proprio alle sepolture anomale, dove il nostro lavoro è stato valutato e ha ricevuto un’ottima accoglienza dal mondo accademico specializzato”.
“Ad esempio oltre che in una giornata di studi ad Albenga del 2014, proprio nel convegno romano abbiamo segnalato la volontà di Pipino il Breve di farsi seppellire prono in segno di espiazione, caso che invece ci verrebbe additato a mancata conoscenza dal Merola. Dispiace, per chi si è lasciato andare in commenti un poco superficiali, che tutti questi testi sarebbero stati semplicemente reperibili consultando le nostre pagine di ‘Academia’ o la pagina Facebook dedicata allo scavo, ma compendiamo bene che un giornalista sia più avvezzo a riferirsi ai soli quotidiani che ai normali canali della ricerca scientifica. Tuttavia ancora più strano è scoprire che il suddetto, ‘corrispondente da oltre venti anni di Archaeology Magazine, una delle più importanti riviste di archeologia del mondo’, si sia lasciato sfuggire che proprio su Archaeology Magazine, sia nel 2014 e neppure un mese fa, siano apparsi nostri contributi sull’argomento. Inutile dire che la lettura di questi testi avrebbe evitato a tutti i partecipanti alla giornata di studi avventurose divagazioni su possibili ‘bufale’, ‘teorie suggestive’ e ‘necessità di supplementi di indagine multidisciplinare’” proseguono Roascio, Pergola e Dellù.
“Rimandiamo alla lettura dei nostri articoli scientifici ogni migliore e dettagliata spiegazione. Qui basti ricordare che – contrariamente a quanto pensano evidentemente i relatori del convegno – le ‘streghe bambine’ sono una felice intuizione giornalistica – mai ripresa su nostre produzioni scientifiche – che, se non altro, è servita ad attirare l’attenzione del vasto pubblico su una ricerca scientifica di ben più ampio tenore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. Tale istituto, come si potrà immaginare, ha ben altre missioni scientifiche che dare la caccia alle streghe e ad Albenga, come altrove, porta avanti la ricerca avvalendosi delle migliori tecniche e dei più approfonditi studi disponibili, come il suo prestigio scientifico mondiale dimostra.
Il Merola troverebbe strano che la supposta strega del 2014 sia stata sepolta accanto alla chiesa, in un luogo sacro. In realtà occorre tenere conto che per la sepoltura del 2014 come per il corpo bruciato e tumulato con grosse pietre di quest’anno tali inumazioni sono avvenute proprio in una basilica martiriale, sede delle spoglie di un Santo. Inutile sottolineare fin dai primi secoli del Cristianesimo il valore profilattico e protettivo delle reliquie per la comunità che le può esibire. La presenza di queste sepolture anomale potrebbe rappresentare il tentativo di sfruttare il valore taumaturgico di un ambito reliquiale e di esorcizzare le supposte negatività che potevano provenire da tali corpi”.
“L’esame antropologico sulla inumazione prona ha dimostrato – spiegano dal direttivo dello scavo di San Calocero – che si trattava di una ragazzina probabilmente gravemente malata di scorbuto, una malattia dagli esiti terribili e sconvolgenti come la perdita dei denti o sanguinamenti spontanei degli arti, che per questo problema deve avere così preoccupato la comunità da spingerla ad emarginarla e a darle una sepoltura non consona al rituale cristiano. Si aggiunga che allora il cimitero era dietro l’abside della chiesa e pertanto una sepoltura prona in facciata, in una tomba molto profonda, rappresentava un evidente segno di isolamento e di protezione per il resto dei defunti. Ci si imputa infine di avere operato pericolosi accostamenti tra elementi scientifici, deduzioni logiche e interpretazioni soggettive. Ma è proprio sulla deduzione storicamente e razionalmente fondata – anzi, se vogliamo fare della epistemologia della scienza archeologica, sulla abduzione – che si basa il progredire della ricerca in archeologia. La ricostruzione storico-archeologica non è una scienza esatta dove ad ogni ritrovamento si può dare una spiegazione certa e definitiva, è il frutto di un lavoro deduttivo basato su diversi elementi e su diverse chiavi di lettura, che considera molteplici linee interpretative con approccio multidisciplinare. Per tale ragione il nostro lavoro, come quello dell’archeoantropologia in generale, non potrà mai con certezza stabilire nel dettaglio chi siano state le due ragazze e quale tipo di sentimento destavano nella popolazione, rimarrà sempre, a di là di un ragionamento probabilistico, un fondo imperscrutabile su di esse”.
“Comunque vorremmo tranquillizzare tutti sui richiesti “supplementi di indagine” in quanto, proprio per sviluppare un proficuo confronto scientifico tra ricercatori di ambito accademico, stiamo da tempo organizzando per la prossima primavera (come già annunciato pubblicamente ad Albenga in più occasioni e ripreso dalla stampa) un Convegno Internazionale con i massimi esperti del settore provenienti da tutto il mondo. Sicuramente, se fossimo stati interpellati per il pomeriggio dedicato alle streghe dagli organizzatori e non fossimo stati oggetto di maldestre polemiche sulla stampa, ci sarebbe stata la possibilità di fare nascere una collaborazione, magari fruttuosa e degna di essere riproposta al nostro convegno internazionale. Così non è stato, ce ne dispiace e cercheremo senza difficoltà altri interlocutori” concludono Pergola, Roascio e Dellù.