Varazze. Sarà eseguita venerdì dal medico legale Alessandro Bonsignore l’autopsia sul corpo di Riccardo Cinco, il varazzino di 43 anni stroncato da una crisi respiratoria all’alba di ieri nel centro di riabilitazione Don Gnocchi di La Spezia. L’uomo, sposato e padre di famiglia, è morto 43 giorni dopo essere stato colpito da un pugno in faccia sferrato da un ventitreenne albanese, Sabit Gabraj.
L’esame autoptico, disposto per rogatoria dal pm Daniela Pischetola dovrà stabilire l’esatta causa della morte di Cinco, ma soprattutto dovrà chiarire se l’aggravarsi del quadro clinico del paziente sia un effetto del pugno ricevuto dal ragazzo albanese. Il medico legale dovrà insomma sciogliere il dubbio sulla presenza del nesso di causalità tra il comportamento di Gabraj e la morte del quarantatreenne varazzino.
In attesa dell’esito dell’autopsia, il sostituto Daniela Pischetola ha cambiato l’accusa contestata all’albanese: non dovrà più rispondere di lesioni gravissime, ma di omicidio preterintenzionale (rischia una pena da dieci a diciotto anni di reclusione). La posizione di Sabit Gabraj (difeso dagli avvocati Claudio Marchisio e Dominique Bonagura), che si trova agli arresti domiciliari, si è quindi aggravata notevolmente.
La notizia della morte di Riccardo Cinco ha sconvolto la comunità di Varazze, dove l’uomo viveva con la famiglia, che sperava in una ripresa. Anche perché, dopo più di un mese di coma, le notizie arrivate nell’ultima settimana sulle condizioni dell’uomo avevano fatto ben sperare: si era risvegliato ed aveva ritrovato l’uso di gambe e braccia. La strada non era certo in discesa, ma tutti confidavano in una lenta ripresa di Riccardo. Invece ieri la tragedia: Riccardo si è spento all’improvviso lasciando sgomenti parenti e amici.
Tanta è la rabbia per una morte così assurda e drammatica. La tragedia era accaduta la sera del 10 ottobre quando, per una banalissima lite stradale, Cinco era stato colpito dal pugno in faccia.
Secondo quanto ricostruito dalla polizia, la vittima stava attraversando la strada all’altezza del bar “La Beffa” quando era arrivata l’auto guidata dall’albanese. A quel punto Cinco, temendo di essere investito, avrebbe inveito contro l’automobilista che per tutta risposta era sceso dalla vettura e l’aveva colpito alla tempia. Il padre di famiglia era caduto a terra ed aveva sbattuto la testa sul marciapiede.
Le sue condizioni erano apparse subito gravissime, ma la moglie, i famigliari (che si costituiranno parte civile nel procedimento) e i tanti amici non avevano mai perso le speranze che Riccardo potesse farcela e gli erano rimasti vicino. Ieri la notizia che purtroppo nessuno avrebbe mai voluto sentire.