Alassio. Il mare l’ha inghiottita e l’ha custodita per centinaia di anni nel buio e nell’oscurità. Poi un giorno, per caso, alcuni esploratori si sono imbattuti nel suo relitto e nel suo carico e hanno deciso di riportarla alla luce. O almeno una piccola parte di essa.
Questa mattina i carabinieri del nucleo subacqueo di Genova hanno ripescato una delle anfore che componevano il carico di un’antica nave romana rivenuta di recente al largo di Alassio.
Il relitto è stato scoperto nelle scorse settimane dagli stessi militari durante alcuni rilevamenti condotti sulle altre imbarcazioni della stessa epoca che giacciono sul fondale tra la città del Muretto e la vicina Albenga nell’ambito dell’operazione “Nemo”. Un guasto al “Pluto” dei sommozzatori, però, non aveva permesso (fino ad oggi) di effettuare immersioni nel punto in cui giace il relitto.
Dopo aver individuato il relitto, i carabinieri hanno immediatamente chiesto il supporto degli esperti in archeologia subacquea della soprintendenza per i beni archeologici della Liguria, che hanno dato l’autorizzazione al recupero di almeno un manufatto che permettesse di ricavare alcune informazioni sull’età e sulla provenienza della nave.

Il relitto si trova alla profondità di circa 200 metri e per questo non può essere raggiunta da alcun sommozzatore. Perciò questa mattina i carabinieri hanno deciso di recuperare una delle anfore utilizzando un “rob”, cioè un robot comandato a distanza dalla superficie.
Una volta recuperata, l’anfora è stata trasportata alla Marina di Loano, che ospita la sede della capitaneria di porto competente sul litorale del ponente savonese fino ad Alassio. Da qui il reperto procederà verso Genova, dove sarà sottoposta ad esami approfonditi da parte degli esperti.
Dal canto suo, a breve la capitaneria loanese emetterà un’ordinanza che per l’interdizione alla navigazione nello specchio d’acqua in cui si trova il relitto.