Pensierini

Savona, Di Tullio: “Non sapevo dell’arrivo di Chiamparino, peccato sarei venuto…” fotogallery video

Una "provocazione" su Facebook che diventa l'occasione per fare il punto in tema di portuali: ecco i cinque "pensierini" del vicesindaco di Savona

livio di tullio

Savona.Non ho saputo in tempo della visita di Sergio Chiamparino. Peccato. Avrei partecipato volentieri“. Verità sincera o provocazione politica? Possibile che il vicesindaco del capoluogo davvero “non sapesse” dell’arrivo del presidente della Regione Piemonte in occasione della firma dell’intesa tra Autorità Portuale e Interporto S.I.TO.? Difficile a dirsi. Di certo le parole con cui Livio Di Tullio, vicesindaco di Savona, apre i suoi “pensierini della sera” su Facebook (vetrina sulla quale da tempo è molto attivo) fanno sorprendere e un po’ sorridere.

Una notizia, quella dell’intesa, che Di Tullio accoglie con favore e un pizzico di polemica: “Immagino che provare a far uscire le merci su treno anzichè su gomma troverà comunque degli oppositori”, commenta. E la news diventa occasione per un lungo post, diviso appunto in cinque “pensierini”, per spiegare i propri punti di vista in tema di portualità. “Savona esiste perché esiste la Valle Bormida – inizia il vicesindaco – e, da lì, il Piemonte, Torino, il Nord ovest e poi la Francia e l’Europa. Altrimenti sarebbe restata un piccolo villaggio e non sarebbe mai diventata quella che è stata. La svolta fu la ferrovia, con la quale Torino Capitale cercava il suo accesso al mare. La ferrovia portò l’acciaieria e la fabbrica ferroviaria. Una è scomparsa, l’altra c’è ancora e si chiama Bombardier. Il legame non si era mai interrotto, basta ricordare le vie del sale, ma quella della ferrovia fu la svolta per Savona e fu il porto, dopo secoli di fame. Fu lavoro e ricchezza. Fu cultura e crescita. Furono i valori che ancora oggi condividiamo nella nostra Comunità, aldilà delle nostre differenze politiche e sociali. La prima ondata d’investimenti fu piemontese, il centro storico ottocentesco ha la stessa pianta di Torino. Anche la prima ondata d’immigrati fu piemontese, giunsero dalle montagne intorno a Mondovì e dall’alta langa. Straccioni e morti di fame, in fuga dalla miseria, ma si rimboccarono le maniche e oggi ritroviamo quei cognomi tra tanti savonesi”.

Pensierino numero 2: “Quando sento, anche fra noi Savonesi, tanta superficialità nel parlare del nostro Porto, del fatto che non si può essere “campanilisti”, del “chissenefrega se andiamo con Genova” oppure leggo “chi difenderà Savona dal porto?”, prima di tutto penso che se una parte della nostra Comunità ha smarrito i fondamentali, sia compito nostro – di noi amministratori – assumersi la responsabilità di fermare la giostra delle parole anche se questo può costare in termini di consenso e quieto vivere.
Nella nostra Città ci sono molti pensionati e ne sono contento, perché contribuiscono in modo decisivo alla nostra Comunità. Sostengono i loro figli, tengono in piedi le reti del volontariato, contribuiscono allo sviluppo culturale e sociale, ma non possiamo essere tutti pensionati. La maggior parte dei Savonesi ha bisogno di lavorare e il Porto, compatibile con le aspirazioni di sviluppo turistico e sostenibile della nostra Città, è fondamentale”.

Il terzo punto è dedicato al bitume: “E’ indubbio che le due vicende del bitume e dei fumi delle navi Costa abbiano lasciato un segno negativo – ammette il politico savonese – E trovo insopportabile la spocchia dell’Autorità portuale quando i Cittadini pongono problemi reali. Ma, credetemi, se questa pur necessaria riforma nazionale della portualità, in Liguria si riduce alla semplice annessione di Savona a Genova, quel genere di problemi sono destinati ad aumentare e non a diminuire. Il punto non è difendere l’Autorità portuale, ma preservare l’autonomia di una Comunità nel decidere, pur in un quadro nazionale e regionale di riferimento, quali sono gli obiettivi che intende perseguire, assumendosi i rischi e ricevendone i benefici. Un esempio concreto, senza tanti giri di parole: in ogni Porto è prevista una sola Compagnia di portuali. Quella di Savona, con tanti sacrifici e fatica, ha i conti a posto. Quella di Genova ha qualche centinaio di persone in esubero. Quando ci sarà la nuova piattaforma a Vado, ci lavoreranno i nuovi assunti vadesi e savonesi oppure gli esuberi di Genova, se il Porto diventa uno solo e le compagnie pure? Dispiace metterla così, ma almeno è chiaro a tutti che non parliamo affatto delle poltrone ma di cose concrete”.

Quarto “pensierino”: “Mi dispiace non essere d’accordo con il Governo. Come atteggiamento generale non ho pregiudizi e sostengo, su alcune cose che fa sono d’accordo, su altre ho delle riserve oppure non sono d’accordo. E mi dispiace pure non essere d’accordo con il mio Partito. Ma mi conoscete. Se penso che il Governo sta facendo qualcosa di sbagliato per la mia Città io non ho dubbi. Sto con la mia Città, non con il mio Partito. Se qualcuno si arrabbia, anche a Savona, pazienza. So di poter contare su il sostegno della base così come di tanti Cittadini. Certo, possiamo perdere, ma se pensiamo che una cosa sia giusta tradiremmo noi stessi se ci facessimo convincere del contrario. E poi siamo capaci a negoziare, preferiamo sempre un accordo ad una guerra. Ma, nell’accordo, i problemi che poniamo devono essere risolti”.

L’ultimo blocco del lungo messaggio riguarda il rapporto tra la città e il suo porto, che secondo Livio Di Tullio deve cambiare. “E deve cambiare perché il Porto è una risorsa e, per costruire un futuro e una speranza per la nostra Comunità, ne abbiamo bisogno. L’impianto del bitume non credo si farà più. Ad ogni buon conto (e perché vogliamo essere sicuri), nelle prossime settimane avvieremo una serie di iniziative amministrative che abbiamo studiato in questi mesi. La firma del protocollo con Costa, Autorità Portuale e Comune pone le basi per rendere le attività crocieristiche compatibili con il territorio. Restano ancora problemi da affrontare, a partire dall’erosione delle spiagge tra Via Cimarosa e le Fornaci (problema di cui si deve occupare anche la Regione), poi il sottopasso pedonale alla Torretta e la logistica di Costa Crociere, la sistemazione del nostro fronte mare – da Zinola fino a Albisola Marina – possibilmente senza essere costretti da norme amministrative a dover fare il Porto della Margonara, le funivie e il San Giacomo. Le questioni sono molte, ci ritornerò sopra presto. Però una la voglio dire: ce la faremo a portare la passeggiata degli artisti da Albisola Marina fino alla Torretta? E possiamo sognare che il muro della Margonara diventi la più estesa opera artistica che conosciamo? Penso di sì, con il contributo di tutti, con serietà e con l’ottimismo. Senza piangerci addosso perché tanto non serve a niente. Mentre serve tanta passione e quella ce l’abbiamo”.

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