Giudizio

Riforma dei porti, Melis (M5S): “Siparietto inutile della Serracchiani” video

"Le conseguenze potrebbero essere molto pericolose"

Savona. “Il percorso sarebbe potuto essere molto più condiviso e avrebbe portato risultati migliori. L’approccio non va bene e le conseguenze potrebbero essere molto pericolose”. Così il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Andrea Melis commenta la riforma dei porti che sta per essere messa in atto dal Governo Renzi e che sabato mattina è stata esposta dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, vicesegretario nazionale e responsabile di trasporti e infrastrutture del Pd Debora Serracchiani in Sala Rossa a Savona.

La riforma nasce dalle esigenze di una maggiore competitività dell’intera Europa. “Non facciamo conti su teu o simili – ha detto Serracchiani – Siamo sulla strada giusta ma se la mettiamo nel contesto nel quale operiamo: siamo europei, quindi prima di tutto guardiamo all’Europa. I grandi corridoi europei devono partire dai porti: l’Italia ha comunicato di averne 55. Un paese che non fa scelte è in grave difficoltà; abbiamo dovuto fare delle scelte. Le infrastrutture le abbiamo, ma dobbiamo rammendarle: tra di loro sono sconnesse. All’Italia serviva un grande piano strategico: rimettere insieme i pezzi per capire dove vanno realizzate le opere. Dovremmo spendere oltre 10 miliardi di euro per sistemare tutti i porti; meno di uno è cantierabile”.

Serracchiani ha chiarito anche la figura dell’Autorità portuale, secondo il suo punto di vista: “Le Autorità portuali italiane, all’interno delle dinamiche europee, sono un’anomalia: sono una cosa particolare che abbiamo soltanto noi. Penso che l’Autorità portuale non debba essere un pezzo della pubblica amministrazione, ma un manager competitivo che sa quello che fa, qual è il suo ruolo. Annessione e fusione sono termini al di fuori di questa riforma. C’è un’autorità del sistema portuale che viene dal ministro, individuato per competenze e capacità. Presso tutti i porti rimane la direzione di scalo portuale: quindi le dinamiche locali vengono gestite a Savona, non a Genova. Si è parlato di campanilismo: il campanile resterà in piedi. Qual è il principio secondo il quale Genova trascina a sé Savona? Da un altro punto di vista può essere il contrario. Questo decreto attuativo, dopo due anni, verrà rivisto alla luce del controllo dei traffici. Quello che stiamo facendo è solo lo step di partenza. I porti devono essere messi insieme per migliorarne l’efficienza, ma ciascuno con la sua autonomia locale”.

Debora Serracchiani a Savona

Il punto di vista della responsabile di trasporti e infrastrutture del Pd non è per nulla condiviso da Melis, che osserva: “La Serracchiani ha sbagliato, come ha sbagliato anche il Governo Renzi. Sarebbe stato più opportuno avviare un percorso condiviso con le varie autorità portuali ascoltandole tutte e valutando attentamente i traffici e i livelli di servizio e lo stato economico. Questa politica del Pd va addirittura in cortocircuito con sé stessa, perché la parte savonese è evidentemente contraria a questo approccio”.

Andrea Melis

Insomma, il giudizio di Melis sull’intero progetto è assai negativo. Specie per quel che riguarda il futuro del porto di Savona: “Questo non è il modo giusto. E’ una pillola indorata che il porto di Savona è costretto ad ingoiare. Il percorso sarebbe potuto essere molto più condiviso e avrebbe portato risultati migliori. L’approccio non va bene e le conseguenze potrebbero essere molto pericolose”.

Occorreva ragionare in modo diverso: “Se il ragionamento fosse stato più condiviso si sarebbe potuti arrivare a parlare di un ‘porto ligure’. Questo era l’obiettivo da portare avanti. Non si deve parlare di accorpamenti o fusioni, ma di governance comune e condivisa. Solo così possiamo andare all’estero e proporci con personalità. Così com’è, la riforma comporta solo un frammentare e uno spezzettare che Savona potrebbe pagare caro”.

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