La sentenza

Processo “falsi ciechi”, nessuna truffa: assolti i tre imputati

La lettura della sentenza è stata accolta con grande soddisfazione dai difensori

Savona Tribunale

Savona. Assolti perché il fatto non sussiste. Si è chiuso senza condanne il processo per il caso dei “finti ciechi” (così come era stata ribattezzata l’indagine della guardia di finanza di Savona) nel quale erano a giudizio tre persone Rosa B., di Varazze, Giuliana G., e Davide F., entrambi di Savona.

Questa mattina il giudice Marco Canepa ha quindi assolto tutti e tre (il pm Daniela Pischetola nella scorsa udienza aveva chiesto invece tre condanne) dall’accusa di truffa per aver percepito indebitamente – questa era la tesi della Procura – le indennità di accompagnamento.

La vicenda si era originata nel gennaio 2012 quando, dopo una segnalazione, la guardia di finanza aveva iniziato un’attività di monitoraggio condotta su un “campione” di circa una cinquantina di ciechi residenti in provincia e che, in base ai tabulati dell’Inps, avevano diritto all’accompagnamento in quanto portatori di un handicap totale o comunque che impediva loro di svolgere le normali attività quotidiane. Le indagini si erano basate su incroci di dati e immagini di telecamere che, secondo l’accusa, immortalavano i “finti ciechi” svolgere senza difficoltà attività di ogni tipo: dal fare la spesa a leggere gli scontrini.

Il pm nella sua requisitoria aveva sottolineato come, secondo gli accertamenti della guardia di finanza, gli imputati svolgevano diverse attività in maniera autonoma: “Rosa B. andava in palestra, leggeva la scheda degli esercizi e ha fatto perfino una denuncia per truffa dicendo che avrebbe potuto riconoscere il truffatore. Anche Giuliana G. faceva tante cose tra cui lavorare al bar e dare i resti. I testimoni sentiti in aula ci hanno detto che queste persone hanno acquisito una capacità di muoversi in ambienti conosciuti ma io credo che ci siano dei comportamenti di tutti e tre gli imputati che esulano dalla capacità di riconoscere luoghi. Ribadisco che nessuno ha contestato la pensione sociale o la cecità parziale, ma la richiesta di indennità di accompagnamento che secondo l’accusa non era necessaria”.

Il magistrato aveva anche replicato ad una delle osservazioni avanzate dalla difesa secondo cui l’indennità era stata assegnata agli imputati da una commissione medica ad hoc (come a dire: se errore c’è stato, è da attribuire a chi ha preso quella decisione, non a chi ha presentato la domanda per ottenerla). “Contesto questa tesi secondo cui domandare è lecito e rispondere è cortesia. Non si può chiedere l’indennità e poi vedere cosa fa la commissione medica ed accettare che se me la riconosce va bene così”.

Tesi che sono state contestate dai difensori degli imputati, gli avvocati Paolo Gianatti, Andrea Frascherelli, Cesare Putignano e Oriana Bobone che hanno sottolineato come da parte dei loro assistiti non ci sia stata nessuna condotta illecita: “Hanno presentato alla commissione tutti i documenti che accertavano la loro patologia, senza voler nascondere nulla”.

Concetto che l’avvocato Gianatti, che assisteva Davide F., ha ribadito spiegando: “La commissione che lo ha visitato sapeva che era un dirigente comunale e aveva tutte le carte relative alla sua patologia. Quando lui è andato alla visita ha portato un esame che dimostrava il suo campo visivo e ha prodotto tutti gli esami che poteva, è stato collaborativo. Risulta anche che ci sia una compatibilità tra l’esame diagnostico per immagini e quello del campo visivo fatto grazie alla collaborazione del paziente. Davide F. ha posto una domanda palesando tutte le sue capacità ed incapacità ad un ente pubblico. E sulla base di certificazioni mai contestate una prima commissione ha ritenuto che fosse bisognoso di un accompagnamento. Qui non c’è nessun elemento soggettivo del reato”.

Alla lettura della sentenza oggi erano presenti tutti gli imputati che, ascoltato il verdetto, a stento hanno trattenuto le lacrime. I legali hanno espresso grande soddisfazione per la decisione del giudice. In particolare l’avvocato Gianatti ha commentato: “Il mio assistito ha voluto esprimere elogi verso i mezzi di comunicazione per la professionalità dimostrata nella vicenda. Io posso solo aggiungere che è stato dimostrato l’equilibrio del nostro sistema giudiziario e che attendo i motivi della sentenza a suggello dei limiti dell’ingerenza del processo penale nella società”.

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