Pietra Ligure. Immaginate una maestra di quarta elementare mentre enuncia ad alta voce il dettato per i suoi piccoli allievi. “Dopo… i… 129… morti… e… i… 357… feriti… dopo… la… notte… che… ha… terrorizzato… Parigi…”. I bambini di 9 anni, diligentemente, scrivono. La maestra prosegue: “L’Isis… colpisce… con attacchi… estemporanei… Come reagire?… Servono… armi…“. I bimbi continuano a scrivere, la voce a declamare: “Estirpare… lo… Stato… Islamico…”.
Suona strano, vero? Eppure è quanto accaduto, ieri mattina, in una classe delle scuole elementari di Pietra Ligure, dove la maestra ha deciso di utilizzare per il dettato un testo del quotidiano La Stampa, intitolato “E adesso?”. Si tratta della prima pagina del 15 novembre: un preambolo che introduce gli articoli di quell’edizione e che, in poche righe, fa un’analisi precisa della situazione dopo l’attentato di Parigi. Una disamina di cause, conseguenze e possibili soluzioni che da lettore non si può non apprezzare per la rigorosità e la bontà di scrittura: ma anche un testo “forte”, pieno di riferimenti ai tragici fatti e di concetti legati alla violenza.
Concetti che, forse, a un bambino di 9 anni non andrebbero proposti; o, al limite, proposti con un testo “su misura”, pensato per dei piccoli, e non con un articolo indirizzato agli adulti e che, in quanto tale, non necessariamente si preoccupa di filtrare il contenuto in maniera adeguata per dei bambini. E’ quanto hanno pensato alcuni genitori degli allievi di quella quarta elementare, letteralmente infuriati per un dettato ritenuto “inadatto”. “Assolutamente fuori luogo – tuona un genitore – vengono utilizzati termini e concetti che non vanno trasmessi a bambini di nove anni, ancora incapaci di comprenderli. I bambini non possono inquadrare scenari simili nel mondo reale, che ancora non conoscono, e quindi li inseriscono nel loro quotidiano… e questo li spaventa”.
“‘Estirpare uno stato’, nella testa di un bambino cosa può significare se non violenza? – continua il genitore – Si profila nelle loro menti uno scenario di guerra terribile. Oltretutto quel brano per molti di loro era ‘decontestualizzato’: qualche bimbo nemmeno sapeva dell’attentato. Io ad esempio avevo cercato di evitare di parlare dell’argomento… e una volta a casa invece sapeva addirittura dettagli macabri come il fatto che gli attentatori si sono fatti saltare in aria con cinture esplosive. Non può che avergliene parlato la maestra. E’ inconcepibile: le sembrano cose che un bimbo di 9 anni deve sapere?”.
Si potrebbe però obiettare che i bambini non vanno tenuti nella bambagia; che non è giusto rinchiuderli in un mondo fatto solo di giochi e di cartoni, ma che è necessario pian piano introdurli alla vita reale e all’esistenza di un mondo complesso al di fuori della loro piccola sfera infantile. “Può anche essere – ammette la madre – ma c’è modo e modo. Sulla quella stessa edizione de La Stampa, qualche pagina dopo, c’era un articolo che spiegava come affrontare l’argomento terrorismo con i bambini delle varie fasce d’età: e in quell’articolo gli psicologi sconsigliavano assolutamente di usare certi termini con i bimbi, gli stessi termini contenuti nel dettato della maestra. Si può descrivere quanto accaduto, ma senza usare i termini legati a violenza: parlare ad esempio di ‘persone cattive’ anziché terroristi, oppure non parlare di morti, ma di feriti. Strano che la maestra non abbia letto questi consigli, eppure il giornale è lo stesso…”.
Nota di redazione: Pur avendo visionato il dettato e avendone verificato l’autenticità, abbiamo deciso di non pubblicare fotografie del componimento scritto per tutelare l’identità del/della minore. Abbiamo inoltre contattato la maestra, che ha confermato l’esistenza di quel dettato ma, pur spiegando alla redazione le ragioni alla base di quella scelta, ha chiesto di non inserire sue dichiarazioni all’interno dell’articolo.