Operazione trash

Irregolarità nell’assegnazione dell’appalto sui rifiuti a Pietra: slitta l’inizio del processo

La prossima udienza è stata fissata a marzo 2016

Pietra L. Si sarebbe dovuto aprire questa mattina il processo per l’inchiesta battezzata “Trash” che aveva portato alla luce le presunte irregolarità nell’assegnazione dell’appalto per la gestione dei rifiuti a Pietra. A causa di un difetto di notifica per uno degli imputati l’inizio del processo è slittato al prossimo marzo.

A giudizio ci sono Fabio Basso, l’allora responsabile del settore servizi tecnici specializzati del Comune di Pietra, Roberto Balbis e Mario Cena, funzionari di Ata Spa, Vincenzo Trevisano, l’allora segretario comunale pietrese, e Andrea Nencioni, geologo e anch’esso dipendente dell’amministrazione comunale. Tutti devono rispondere, a vario titolo ed in concorso, dei reati di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione e, soltanto Basso, di truffa ai danni dello Stato e peculato d’uso (per l’utilizzo di un’auto di servizio per motivi privati).

I cinque, secondo la Procura, erano riusciti a “truccare” la gara per l’assegnazione del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti sul territorio comunale di Pietra che sarebbe stata falsata per favorire la vittoria di Ata Spa. Un “favore” che, secondo gli inquirenti, si era concretizzato in cambio della promessa di assumere nell’azienda aggiudicataria dell’appalto il figlio di Basso, Luca. Le indagini erano partite in seguito ad un esposto del marzo del 2013.

Dagli accertamenti effettuati dai carabinieri di Albenga, coordinati dal pm Daniela Pischetola, era stata ricostruita la situazione degli appalti per la gestione dei rifiuti (gestiti dal 1995 da Aimeri) ed era emerso che, a gennaio 2013, era stata indetta una nuova procedura per la gara di assegnazione del servizio. Ed è proprio quella gara ad essere finita nel mirino della Procura che ha ipotizzato sia stata alterata attraverso una ipervalutazione sull’offerta tecnica mirata ad escludere le concorrenti (la ditta Teknoservice srl che si è costituita parte civile nel processo). Tesi che avrebbe trovato riscontro in numerose intercettazioni ambientali. Tutti gli indagati invece, durante gli interrogatori, hanno respinto con decisione ogni contestazione. In particolare Basso (assistito dagli avvocati Frascherelli e Vignola) aveva spiegato che non c’era mai stato alcun accordo sull’assunzione del figlio perché non avrebbe nemmeno avuto ragione di esistere: i dipendenti di Aimeri (l’azienda che gestiva l’appalto dei rifiuti prima di Ata), tra cui Luca Basso, infatti sarebbero stati riassunti dalla ditta vincintrice della gara.

Il funzionario di Ata Mario Cena (assistito dagli avvocati Aglietto e Fazio) aveva invece fatto leva sula bontà del progetto da lui redatto per partecipare al bando. Una proposta definita “innovativa e qualitativa” e che a suo giudizio era la “migliore” e “meritava la vittoria”. Anche Trevisano (difeso dall’avvocato Alpicrovi) aveva negato di aver, come presidente della Commissione, modificato l’esito della gara. Tesi che, ovviamente, verranno ribadite ed approfondite nel corso dell’istruttoria dibattimentale.

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