Loano. Ci sono voluti 72 anni, ma ora Angelo “Giulin” Burlando è finalmente pronto a ricevere l’abbraccio della sua famiglia e dei suoi concittadini. Sarà “protagonista” della doppia celebrazione della giornata dell’unità nazionale e delle forze armate del prossimo 4 novembre l’alpino loanese disperso in Russia durante la seconda guerra mondiale e ritrovato qualche mese fa in una fossa comune di Belaia Khouluniza, nella regione di Kirov.
L’amministrazione comunale del sindaco Luigi Pignocca e la sezione loanese dell’associazione alpini hanno deciso di tributargli un omaggio commosso dedicandogli la cerimonia che si terrà in città mercoledì mattina, quando un corteo partirà da piazza Italia e, dopo aver attraversato via Doria e piazza Rocca, raggiungerà il monumento ai caduti che si trova nei pressi di Palazzo Kursaal, dove verrà deposta una corona di alloro.
“Quando in città si è sparsa la voce che erano stati ritrovati i resti di mio zio – spiega una delle nipoti, Maria Grazia Burlando – in tantissimi ci hanno voluto testimoniare la loro felicità e la loro vicinanza. Sapere che un nostro parente, un loanese, era tornato idealmente a casa è qualcosa che ha riempito di gioia non solo noi ed i nostri amici, ma tutta Loano. Anche per questo, mercoledì il sacrificio di mio zio sarà celebrato da chi ci è più vicino e dalla cittadinanza, dall’amministrazione comunale e dalla nostra sezione alpini. Per noi famigliari sarà l’occasione per riunirci e stare insieme nel ricordo di nostro zio”.
Un primo tributo alla memoria di “Giulin” è già avvenuto: nei giorni scorsi, infatti, la targa con il nome dell’alpino loanese è stata tolta dall’elenco dei dispersi che compare sul monumento alla vittoria alata che si trova sul lungomare ed è stato trasferito nell’elenco dei caduti. “Il 2 novembre è la giornata della commemorazione dei defunti – racconta ancora Maria Grazia – e come tanti oggi mi sono recata al cimitero per rendere omaggio ai miei cari. Per la prima volta dopo anni l’ho fatto con uno spirito diverso, quasi sollevato. Perché finalmente so quale è stata la sorte di mio zio, so dove si trovano i suoi resti”.

Maria Grazia Burlando e suo fratello Andrea hanno ricevuto notizia della sorte del loro zio alpino ad agosto, quando erano stati convocati dai carabinieri della caserma di Loano che dovevano consegnare a ciascuno di loro un plico contenente una comunicazione ufficiale del ministero e un tricolore italiano.
Invece le cose non stavano proprio così. “Nel 1992 – si leggeva nella lettera inviata alla famiglia dal commissariato generale per le onoranze ai caduti del ministero della difesa – le autorità russe hanno consegnato al governo italiano gli elenchi dei militari italiani catturati dall’esercito sovietico nel corso della 2^ guerra mondiale. Tali elenchi, precedentemente custoditi negli archivi segreti dell’Unione Sovietica, non erano mai stati resi consultabili alle autorità italiane”.
Da quell’anno, il commissariato generale, grazie anche al contributo dell’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia, ha effettuato “una continua attività di traslitterazione dei nomi di quegli elenchi, incrociandone i dati con quelli dei documenti in possesso delle autorità italiane”.
E’ così che è saltato fuori il nome di Angelo Burlando, che “già dichiarato disperso, fu invece catturato dai sovietici ed internato nel lager ospedale n° 1.149 di Belaia Khouluniza (Regione di Kirov – Russia) ove morì il 1^ marzo 1943”.
Le speranze della famiglia Burlando di poter riportare a casa Angelo sono andate vanificate. E non solo quelle: “La speranza di poter recuperare e rimpatriare i resti mortali dei nostri caduti sepolti a Belaia Kholuniza è praticamente nulla atteso che nella predetta località – come avvenuti in altri campi di prigionia – gli stessi sono stati tumulati dai sovietici in sepolture comuni unitamente a quelli di altre nazionalità. Tutto ciò rende impossibile procedere all’identificazione dei singoli caduti, che rimangono accomunati per l’eternità da un unico tragico destino”.
Ma c’è una consolazione: “Sia di conforto alla famiglia sapere che mai potrà venire meno la riconoscenza e la memoria verso chi ha donato la vita per la Patria“, conclude la lettera.

“Quando ho letto le ultime righe – confidava mesi fa Maria Grazia Burlando – mi sono commossa. Mia nonna ha aspettato per tutta la vita il ritorno di mio zio. Dopo la fine della guerra, ha continuato a scrivere al distretto degli alpini di Savona, al ministero e al governo per avere informazioni e sollecitare le ricerche. Non ha mai perso le speranze. Di notte lasciava sempre la porta di casa aperta nel caso fosse tornato all’improvviso. E’ morta senza sapere nulla”.
“Quando ci hanno chiamato è stata un’emozione indescrivibile – raccontava ancora Maria Grazia – Ne ho sempre sentito parlare, non l’ho mai conosciuto ma ne ho sempre sentito parlare. Purtroppo non potrà tornare a casa, ma tornano a casa i nostri cuori, visto che ora sappiamo dov’è“.
Angelo “Giulin” Burlando era nato a Loano il 27 dicembre 1920. Nel 1941 era stato arruolato nel 2^ reggimento degli alpini di Borgo San Dalmazzo (della divisione degli alpini del cuneese). Dopo qualche mese di vita militare era stato “spedito” in Russia insieme a tanti altri connazionali. Da quel momento in poi, di lui non si seppe più nulla. Dopo la sua presunta morte è stato insignito della medaglia d’oro al valore militare.
“Leggere la lettera inviata alla famiglia Burlando è stato estremamente commovente – commentava ad agosto il sindaco Luigi Pignocca – Angelo Burlando è partito alla volta della Russia per servire la propria patria. Non solo non ha fatto più ritorno a casa, ma in quella circostanza ha anche perso la vita dopo essere stato fatto prigioniero ed internato. E‘ più che doveroso, quindi, onorarlo come merita“.