Albenga. “In questa storia ci ho rimesso di 800 mila euro in dieci anni, con mio cognato. Ho dovuto vendere i macchinari, la ditta e la casa di Torino e quindi ho continuato a pagare fino a quando i carabinieri non mi hanno consigliato di fermarmi in quello che credevo fossero degli investimenti importanti”. Pierpaolo Maina, 79 anni, era proprietario di un’azienda di impianti aerodinamici con 14 dipendenti a Torino, ora vive in una roulotte con la moglie ed ha chiesto aiuto a don Renato Rosso di Loano, pure lui vittima del grande raggiro delle case a Tenerife.
“Siamo stati truffati da un conoscente. Non ci siamo mai accorti che aveva organizzato tutta questa cosa. Ora la vita è cambiata tantissimo e siamo in un camper” dice.
Con lui vive anche il cognato Livio Crema di 89 anni, ex muratore ora in pensione. “Io e mia moglie avevamo comprato delle case in multiproprietà. Pensavamo di realizzare qualcosa. Un giorno abbiamo incontrato Galassi che ci ha proposto l’affare. Ci fidavamo di lui. Ma alla fine abbiamo scoperto di essere stati “bidonati”. Abbiamo pagato un sacco di soldi nella speranza di poter recuperare denaro. Oggi non abbiamo più nulla e viviamo in questa situazione. Per fortuna abbiamo la pensione e che don Renato Rosso ci aiuta come può” conclude.
“Una storia brutta, un monito per tutti, quello di non fare del denaro un Dio…”. Parla a ruota libera del suo caso Don Renato Rosso, 60 anni, ordinato prete nel 2000, il sacerdote del convento Sant’Agostino a Loano finito al centro di polemiche sulla mancanza di soldi in parrocchia, invece lui è una delle vittime della mega-truffa delle false vendite di case alle Tenerife, caduto nel tranello dopo aver aiutato altre due vittime della truffa, proprio Pierpaolo Maina e Livio Crema.
“Ci sono cascato, ma solo per amore di carità, una decisione presa per salvare una certa situazione…Non volevo certo comprare alcun appartamento a Tenerife. Tutto è iniziato nel 2012, con i primi contatti e i primi versamenti. Solo dopo qualche tempo ho capito il raggiro, non sono riuscito più a pagare le bollette e altre spese: sono stato costretto a chiedere qualche prestito per andare avanti…Alla fine mi sono rivolto all’avvocato e ho denunciato tutto” racconta il parroco.
Per don Renato Rosso si parla di una cifra di 140 mila euro: “Tutti soldi miei e che avevo ottenuto con dei finanziamenti” afferma. “Voglio precisare che non ho mai chiesto soldi ai parrocchiani o rubato soldi al convento, non mi sento un ladro o un truffatore ma più una vittima…”.
“Certo sono stato troppo paziente, troppo ingenuo, sono andato avanti con i pagamenti con troppa indulgenza. Avrei dovuto fermarmi prima, ascoltare anche le parole del vescovo Oliveri che mi avvertiva del pericolo di una truffa in quella strana operazione immobiliare” dice Don Renato.
“Ora speriamo nell’esito delle successive indagini, e non voglio certo di più rispetto a quanto mi è stato tolto da questa truffa” conclude il prete.
Don Renato Rosso, insomma, non ci sta a passare come un immobiliarista spregiudicato e soprattutto dedito ad “investire” i soldi dei parrocchiani che lo difendono: “In effetti, per quanto ne sappiamo noi don René si è limitato ad aiutare quelle persone che sono rimasti vittime dei truffatori spagnoli. Un dramma per quelle due famiglie, costrette a vivere in una roulotte di proprietà di don Renato e soprattutto dopo aver dato fondo a tutti i loro risparmi: quasi ottocento mila euro”.
L’indagine sulla truffa milionaria, tra l’altro, é partita da una denuncia presentata proprio da don Renato Rosso. A metterla in atto una banda di residenti nell’isola delle Canarie mediante l’utilizzo di canali finanziari esteri.