Andora. “Dopo le ‘sparate’ su Stampino del sindaco Demichelis e del novello vice di Andora Più Mario Degola, è evidente a tutti che né il gatto ne’ la volpe, prima di parlare, abbiano studiato i procedimenti amministrativi che si sono succeduti nel tempo e che oggi si arrogano di modificare, peraltro a danno dei cittadini”. Sembra non avere fine ad Andora la polemica sul PUO di Stampino: tra accuse, risposte e repliche, sempre diffuse a mezzo stampa, oggi tocca a ViviAndora replicare ancora una volta sulla vicenda.
“Chi ha voluto la colata di cemento su Stampino non è stata certo Viviandora – si discolpa l’ex maggioranza – che all’atto dell’adozione del PUC non ha potuto eliminare volumetrie che su Stampino erano già state riconosciute da chi ha, prima di Viviandora, amministrato la città negli anni ’80. In quel periodo venne infatti approvata una variante al piano regolatore che ha consentito ai proprietari della tenuta di poter costruire una serie di ville sparse su tutta la collina. Viviandora nella stesura del P.U.C. in accordo con gli Uffici della Regione, legale ed urbanistico, e con la Soprintendenza, non ha potuto eliminare i volumi che erano stati in allora riconosciuti ai proprietari che avevano acquisito un diritto a poter edificare. L’eliminazione dei volumi avrebbe infatti esposto il Comune a lunghi contenziosi ed a richieste di risarcimento danni da parte dell’attuale proprietà”.
“Viviandora per salvaguardare il più possibile la zona, in accordo anche con i proprietari, ottenne di concentrare tutti i volumi, prima sparsi, ai piedi della collina – ricordano – L’accordo è stato inserito in una convenzione tra le parti, privati e comune, dove sono specificate una serie di condizioni di esclusivo interesse pubblico che Viviandora ha richiesto alla proprietà per contemperare l’interesse pubblico. Il bosco liberato dai volumi deve diventare un parco pubblico con tutta una serie di servizi la cui gestione è a totale carico del privato che eseguirà l’intervento. Nella parte più alta del bosco è previsto un piccolo rifugio con punto di avvistamento per la prevenzione incendi e danni ambientali. La villa padronale è stata vincolata, con 30mila mq di giardino, a struttura alberghiera (con il vecchio P.R.G. sarebbero diventati appartamenti in condominio). Inoltre, Il recupero di un laghetto esistente; la parte agricola vincolata a rimanere tale; una parte dei volumi deve essere destinata ad edilizia convenzionata. Le aree a standard da cedere al comune devono essere mantenute a cura e spese del privato. Al comune avrebbe dovuto inoltre essere ceduto un volume di circa 600mq per destinarlo orientativamente alla didattica per favorire ricerca e analisi su ambiente ed agricoltura”.
“La convenzione è parte integrante del P.U.C. essendo essa frutto di un accordo tra tutte le parti coinvolte, compresa la Provincia di Savona – rimarcano da ViviAndora – Il diritto della proprietà di mantenere e costruire i volumi è legata strettamente al rispetto della convenzione sottoscritta in tutte le sue parti. Se ne viene a mancare anche solo una, o decade tutto l’accordo oppure devono essere diminuiti anche i volumi destinati ai privati. Eliminare una struttura da destinarsi ad uso pubblico, come è stato fatto costituisce un danno per la comunità e non certo un vantaggio”.
ViviAndora conclude rivolgendosi direttamente a Mario Degola: “Ripensaci, non è mai troppo tardi per studiare e andare a scuola, anche in cima alle colline ! Fidati che con qualche corso di recupero, forse, anche tu riusciresti a comprendere meglio certi concetti. E poi leggere l’ennesimo spot del sindaco ‘Con noi meno cemento e più ambiente’ è davvero triste se non paradossale quando dopo soli tredici mesi la sua amministrazione ha pure ridotto gli oneri di costruzione da versare al Comune. A volte, guarda caso, le coincidenze…”.