Savona. La convocazione di un consiglio comunale dedicato alla vicenda dei licenziamenti Ata è “molto grave” perché ribadisce che quella dei politici è una casta da proteggere: questa l’accusa con cui il vicesindaco di Savona Livio Di Tullio punta il dito sulla richiesta del presidente del consiglio, Giuseppe Casalinuovo, di accogliere la richiesta di M5S e Lega Nord di convocare un consiglio per discutere dei licenziamenti di Dario Lavagna e Salvatore Cavaliere.
I due sono stati lasciati a casa da Ata per ragioni disciplinari, perché accusati di ripetute violazioni durante l’orario di lavoro. Un provvedimento che a Savona ha generato polemiche infinite, tra chi lo ritiene motivato e chi ritiene che le reali motivazioni risiedano nella militanza sindacale dei due; ad ingarbugliare ulteriormente la matassa il fatto che Lavagna sia anche consigliere comunale nel gruppo Misto.
M5S e Lega Nord hanno deciso quindi di chiedere un consiglio comunale specifico, per mettere sotto pressione la maggioranza su entrambi i temi (il ruolo di Lavagna in consiglio e la presunta ingiustizia del provvedimenti). Una richiesta che però, secondo Livio Di Tullio, è fuori luogo proprio perché volta a tutelare in qualche modo un consigliere comunale, fornendogli un’agevolazione che un cittadino normale non ha.
“Nella mia vita, prima dell’esperienza amministrativa – racconta Di Tullio che ha una lunga militanza in Cgil – mi è capitato più volte di assistere a licenziamenti per motivi disciplinari di lavoratori. Non sono cose che lasciano indifferenti sul piano umano e pertanto spero che in sede di giudizio i due Lavoratori di ATA, uno dirigente sindacale, l’altro dirigente sindacale e consigliere comunale, possano dimostrare la loro innocenza rispetto ai fatti contestati dall’azienda. Sono cose sgradevoli per tutti ma che tuttavia capitano in ogni azienda pubblica o privata che sia. Anche in ATA sono capitati nel passato licenziamenti di questo genere senza che questo suscitasse un particolare interesse delle opposizioni. Non giunse in allora nessuna richiesta di convocazione del Consiglio. In questo caso invece sì; ed è un fatto molto grave sia la richiesta sia che venga fatta la convocazione”.
“E’ grave la richiesta – spiega il vicesindaco – perché si sancisce il principio che se un lavoratore normale viene licenziato nessuno solleva problemi, se invece è consigliere comunale allora si insorge a difesa. Si sente tanto parlare (e a ragione) di casta della politica, di trattamenti diversi tra le persone a seconda se una persona ha un incarico politico oppure no. Qui a Savona il Movimento 5 Stelle, la Lega e gli altri difendono quello stesso odioso principio che dicono tanto di voler abbattere“.
“Ma è anche un fatto politico grave che il presidente del Consiglio Comunale (lo dico con amicizia e stima) abbia accettato di convocare il Consiglio – accusa Di Tullio – Il regolamento prevede che ‘egli può’. Non c’è scritto che deve. Anzi c’è scritto che deve valutare l’interesse generale. Il Presidente Grasso al Senato non ha esitato a cestinare gli 82 milioni di emendamenti di Calderoli perché ha distinto tra la forma e la sostanza. Dove è in questo caso l’interesse generale della Città a discutere di due licenziamenti in tronco in una azienda pubblica?“.
“Faremo un Consiglio Comunale (che peraltro costa alle casse del Comune e quindi ai Cittadini) ogni volta che viene licenziato un dipendente pubblico” – si chiede Di Tullio – Infine penso che ogni Cittadino abbia la mia opinione: se un lavoratore dimostra che le accuse a Lui rivolte sono false, è giusto che il licenziamento venga ritirato ma se le accuse sono vere allora è giusto che venga licenziato. Invece di speculare su questa vicenda non sarebbe meglio attendere il giudizio della Magistratura del lavoro”.