Le ragioni dell'addio

Spotorno, è ufficiale: si dimettono in 4, sindaco senza maggioranza

Dure accuse dei consiglieri di Spotorno 2.0: "Calvi vecchio mestierante della politica, Riccobene pensa solo al proprio ego"

comune spotorno

Spotorno. “La nostra decisione di restituire al sindaco Calvi deleghe ed incarichi è stata largamente discussa in gruppo e supportata dal circolo PD locale. La scelta è maturata durante mesi difficili, dopo aver cercato per molto tempo di riportare l’attenzione dell’amministrazione sui problemi del paese, attraverso continue richieste di spiegazioni al Sindaco su alcuni passaggi poco chiari, come il caso Saroldi, la tassa di soggiorno, il caso parcometri, il senso unico in Via Aurelia, il nuovo Municipio, lo svincolo Hotel Royal e tanti altri”. I membri del gruppo consiliare Spotorno 2.0 (gli assessori Mattia Fiorini e Gian Luca Giudice e i consiglieri Franco Arienti e Andrea Minetti) spiegano così la loro decisione di dimettersi e “silurare” il sindaco Calvi togliendogli il loro appoggio.

Una decisione annunciata ormai da qualche giorno che, spiegano, è frutto di mesi di perplessità: “Già nei primi mesi del 2014 predisponemmo un documento programmatico e di metodo atto a garantire condivisione e trasparenza nelle scelte amministrative fino alla fine del mandato, documento sempre disatteso. La divisione c’è sempre stata, siamo concordi con Calvi, ed è la divisione tra il nostro gruppo di nuovi amministratori attenti ai problemi delle persone ed ai bisogni di trasparenza e condivisione che l’attuale situazione politica ed economica richiedono, ed un gruppetto di mestieranti della politica di paese troppo legati alle metodologie ed ai giochetti tipici di stagioni passate e dimenticabili, troppo impegnati nell’auto promozione personale e sempre sordi alle richieste della cittadinanza”.

“Non è una questione di poltrone – precisano – oggi noi alle nostre poltrone rinunciamo restituendo deleghe ed assessorati, perché non possiamo più essere complici di un modo di fare amministrazione che non condividiamo. Ugualmente il circolo PD non aveva preteso poltrone con la sua ultima e chiara richiesta al sindaco: tenga le deleghe del dimissionario Tozzini per sé senza nominare un nuovo assessore, oppure ne nomini uno basando la scelta sul merito, ossia sulle preferenze che il risultato elettorale del 2011 aveva restituito”.

La risposta del sindaco invece, accusano, è stata “una vera e propria provocazione: non ha convocato alcuna riunione di maggioranza per comunicare la propria decisione, ha proposto l’assessorato scavalcando il consigliere Minetti, primo degli eletti, ed il consigliere Arienti (mai interpellati), senza motivare la propria scelta, ed ha preso in giro il circolo PD dicendo che aveva capito male la richiesta, prova che la sua unica intenzione è quella di garantirsi la maggioranza in Giunta per votare tutto ciò che gli piace senza dover fare i conti con le nostre crescenti perplessità sul suo operato. Non ci aspettiamo che si spertichi in lodi nei nostri confronti come ha fatto con il dimissionario Tozzini, che ha abbandonato la nave senza votare il bilancio: con grande senso di responsabilità abbiamo contribuito all’approvazione del bilancio prima di prendere una decisione estrema ma necessaria”.

“Su quanto affermato da Riccobene manifestiamo disgusto per il suo accostamento all’11 settembre 2001 – è l’ultimo commento – ma non ci preoccupiamo di dover replicare punto per punto le sue millanterie. I cittadini lo conoscono bene: lo troveranno sotto tutti i riflettori e sopra tutti i palchi per auto celebrarsi, mentre ha disertato tutti gli incontri chiarificatori organizzati dal circolo PD e da noi pretesi dal sindaco nei mesi scorsi. Era troppo occupato a cercare apostoli per organizzare incontri neanche troppo segreti per caldeggiare la propria candidatura a sindaco nel 2016, completando l’auto isolamento che caratterizza il suo modo di intendere l’amministrazione e la politica. C’è chi fa gruppo intorno alle idee, come noi, e chi cerca di farlo intorno al proprio ego per garantirsi un’investitura che diversamente non avrebbe”.

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