Lettera al direttore

Storia

Roberto Nicolick racconta “L’omicidio di Cristina, una donna sola”

Per anni aveva aiutato la madre e il padre, nella gestione di una piccola gioielleria in centro a Savona, poi deceduti i genitori, aveva ceduto l’attività, continuando il suo lavoro come impiegata in ente pubblico. Cinquantenne, alta e magra, con gli occhi sporgenti e i capelli di un vistoso colore rosso, la si vedeva passeggiare per le vie dello struscio savonese, dopo la separazione dal marito in compagnia del suo cagnolino. Era una figura caratteristica della città. In estate si sedeva sulle panchine dei giardini della piazza della ex stazione per sfuggire al caldo, oppure per cercare qualcuno con cui scambiare qualche parola, preferibilmente uomini. La donna era invalida civile per un deficit visivo, pareva non avere svaghi particolari, fumava molto e giocava al lotto e basta. Abitava in un appartamento all’angolo tra Via Luigi Corsi e Via Guidobono, al secondo piano, da dove la si notava affacciata a guardare la strada, come se aspettasse qualcuno.

Questa era l’immagine pubblica, in realtà c’erano altri interessi, la donna era una accanita giocatrice, inseguiva i numeri ritardatari, spesso perdeva cifre rilevanti e qualche volta vinceva, era cointeressata nella compravendita di oggetti antiquariato e in oro, era attratta dal mondo della divinazione e dell’occulto, progettava di leggere lei stessa i tarocchi a richiesta infatti aveva anche messo un annuncio sui giornali, consolidava le amicizie occasionali che faceva anche per strada, soprattutto quelle maschili .

In una mattina di settembre del 2006 , una sua amica dopo averle telefonato inutilmente diverse volte, pensando al peggio, telefona il 118. Alle 12,30 circa, Cristina verrà trovata distesa sul letto in un lago di sangue, con alcune profonde ferite da arma da taglio al collo e al petto, un cordoncino stretto attorno al collo , molte ecchimosi segnano i suoi arti e il tronco, schizzi di sangue macchiano le pareti, la casa è a soqquadro e la televisione è accesa con il volume alto. L’autopsia stabilirà la morte nella notte tra il 23 e il 24 settembre, confermerà che qualcuno l’ha colpita con violenza e che lei si è difesa, almeno per quanto ha potuto, il setto nasale è fratturato, è stata colpita con un coltello che ha provocato vaste emorragie e infine è stata strangolata con un cordoncino da tenda. L’arma del delitto è a terra e viene esaminata. Chi l’ha uccisa non ha rubato nulla dall’appartamento, nonostante nella casa fossero presenti una somma di denaro e gioielli.

Da subito si sospettò di due persone che frequentavano la sua casa, un pregiudicato e un promotore finanziario e anche di un tossicodipendente con cui lei ebbe una vivace discussione ai giardini, ma risultarono tutti estranei al fatto. Si cercò fra le sue numerose frequentazioni maschili e si stabilì che la donna riceveva nel suo appartamento, non sempre questo avveniva per motivi legati al sesso o per denaro. Anzi qualcuno dei suoi “amici” non era sicuramente prestante dal punto di vista sessuale. La donna frequentava molti uomini, per lo più maturi, spesso conosciuti per strada o ai giardini, il che li rende invisibili agli inquirenti. Ipotizzando che l’assassino si trovi tra di essi si comprende la difficoltà a identificarli.

Nel 2008 la procura chiese l’archiviazione. Nel maggio del 2009 si completarono alcune indagini scientifiche, dopo aver controllato i tabulati telefonici, si esaminò il sifone e lo scarico dei lavandini della casa ed in effetti si trovarono tracce di DNA , la cui quantità non permetteva di fare comparazioni con quelle di un eventuale sospettato. Si filmò anche la Messa in suffragio per non lasciare nulla di intentato. Dopo due anni e mezzo di indagini serrate dal delitto, senza alcun risultato, la polizia iniziò a perdere le certezze iniziali. Ancora oggi, questo omicidio va a sommarsi quelli che sono avvenuti a Savona e zone limitrofe e che non hanno un responsabile. Un altro assassino in libertà.

Roberto Nicolick

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