Loano. “Vi ammazzo tutti, Allah vi punirà, noi dell’Isis vinceremo”. Secondo le accuse che gli vengono contestate Sufienn Dahmani, il ventenne di Pietra Ligure che all’alba si è reso protagonista di un raid vandalico a Loano ed è finito in manette, avrebbe rivolto questa frase ai militari. Circostanza che però il giovane, processato per direttissima questa mattina, ha voluto smentire categoricamente in aula.
“Quello di cui sono accusato è tutto vero e non so perché l’ho fatto, ma non ho detto Isis” sono state le parole che l’imputato ha pronunciato davanti al giudice. Dahmani quindi ha ammesso le proprie responsabilità a proposito dell’aggressione al custode notturno, rispetto ai danneggiamenti di auto, moto e del dehors del bar “Kiss”, ma ha negato con decisione di aver inneggiato all’Isis (una versione che contrasta con quella dei carabinieri, ma anche con il racconto di alcuni testimoni che avrebbero confermato di aver sentito nominare l’organizzazione terroristica).
Dopo averlo ascoltato il giudice Emilio Fois ha convalidato l’arresto e disposto la detenzione in carcere del ventenne. Il suo difensore, l’avvocato Carmen Vallega, ha poi chiesto i termini a difesa ed il processo è stato rinviato al prossimo 23 settembre.
Come confermato anche nel corso dell’udienza di questa mattina Dahmani è accusato di aver danneggiato alcune auto (per la precisione una Fiat 500 L, una Opel Astra e una Panda) e scooter (quattro in tutto: uno Scarabeo, una Vespa, un People e un X City) parcheggiati in corso Roma, poi di aver aggredito il custode di un residence sulla passeggiata che era intervenuto per fermarlo e infine di aver devastato il dehors del bar caffetteria Kiss sulla via Aurelia. A quel punto sono intervenuti i carabinieri e, non contento, il ventenne si è scagliato anche contro di loro procurando ad un militare una lesione al braccio (giudicata guaribile in tre giorni).
Non senza difficoltà il giovane è stato bloccato e accompagnato in caserma dove ha continuato a dare in escandescenze. Un comportamento che lo ha accompagnato anche in tribunale: in attesa del processo l’imputato ha inveito contro i militari e mantenuto un atteggiamento “ostile” salvo poi tranquillizzarsi al momento di presentarsi davanti al giudice (in aula Dahmani è comunque sempre rimasto ammanettato).