La reazione

Savona in Serie D, l’ad Santucci: “Sentenza ingiusta, senza prove né indizi”

"Ricorreremo in appello perché non indendiamo farci sottomettere"

enrico santucci
Foto d'archivio

Savona. Stupore, rabbia, senso di ingiustizia. A pochi minuti dalla sentenza del Tribunale federale nazionale, che condanna il Savona alla retrocessione in Serie D, l’amministratore delegato Enrico Santucci esterna le sue sensazioni, manifestando la sua incredulità per l’esito del processo.

Il portavoce del Savona Fbc è molto diretto: “Hanno emesso una sentenza ingiusta sapendo di farlo. Una sentenza ingiusta nei nostri confronti, senza benché minima prova né indizio, basandosi solamente su dichiarazioni e eventuali sospetti“.

“Questa decisione del Tribunale per noi è inaspettata – afferma Santucci -. Ricorreremo in appello perché non indendiamo farci sottomettere“.

Il paradosso, sul quale hanno sempre puntato i legali della società savonese, è legato al fatto che non basta un accordo tra i dirigenti per combinare una partita, ma occorre la volontà di più calciatori. E questi non sono mai stati individuati. “Nessun giocatore è stato inquisito – sottolinea l’ad -. Si parla solo della vendita della partita per pochi euro al presidente”.

“Nessuna prova a carico ed è stata emessa una condanna – ribadisce Santucci -. Perché? E’ evidente l’espressa volontà di nuocere a questa società. Pare sia questo lo scopo ben preciso“.

Il Savona, ovviamente, ricorrerà in appello e tra pochi giorni arriverà la sentenza di secondo grado. “Faremo tutto il necessario senza ecludere nessun mezzo – dichiara Santucci – per l’assoluzione che ci è dovuta quanto per amore della verità“.

Santucci cita anche il caso del Catania, retrocesso di una categoria, “reo confesso” di aver comprato ben cinque partite. Il paragone stride. Un presunto colpevole deve essere punito allo stesso modo di chi ha commesso più volte lo stesso errore? “C’è assoluta diversità di trattamento – sottolinea Santucci -. Il giudice Falcone, quando Buscetta gli raccontava le sue storie, prima verificava e poi agiva. Qui si è agito su dichiarazioni per sentito dire su dichiarazioni per sentito dire“.

“Nessun argomento della difesa è stato tenuto in considerazione, solo quelli dell’accusa – conclude Santucci -. Il Tribunale non è stato equanime tra accusatori e accusati“.

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