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Finale, il museo archeologico al centro di un progetto di ricerca internazionale

Il Max Planck Institute ha scelto il Museo trasformandolo in una sorta di sezione distaccata

Finale Ligure. Il Museo Archeologico del Finale, nel Complesso Monumentale di Santa Caterina in Finalborgo, è costantemente impegnato in attività di ricerca attraverso il personale scientifico e tecnico messo a disposizione dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri, ente gestore del museo, nei laboratori allestiti al suo interno. Infatti nel corso dell’anno ospita decine di studiosi provenienti da Università e Istituti di ricerca di tutto il mondo in moda da consentire, in accordo con la Soprintendenza Archeologica della Liguria, l’accesso ai reperti conservati nelle collezioni del museo, dove si trovano importanti manufatti che raccontano la storia dell’uomo a partire da almeno 350mila anni fa.

Il Museo dispone di un ampio deposito in cui sono conservati decine di migliaia di reperti provenienti dal territorio, con collezioni formatesi a partire dalla fine del XIX secolo agli albori delle prime ricerche sulla preistoria nella nostra regione e per tale motivo è una delle istituzioni liguri che riceve maggiori richieste per la consultazione e lo studio di materiali archeologici.

Come sottolinea Daniele Arobba, Direttore del Museo Archeologico del Finale, “il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Leipzig (Germania) ha scelto in Liguria il nostro Museo trasformandolo in una sorta di sezione distaccata di questo prestigioso istituto di ricerca. Infatti, nel mese di agosto, grazie anche alla disponibilità dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Finale Ligure ed in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia della Liguria, il Museo Archeologico del Finale ospita tre studiosi che collaborano con Stefano Benazzi, ricercatore presso il Dipartimento di Beni Culturali (Università di Bologna) e ricercatore associato presso il Max Planck Institute, coordinati da Jean-Jacques Hublin, direttore del Department of Human Evolution del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, impegnati in un ambizioso progetto rivolto ad evidenziare le differenze morfologiche tra Uomo di Neandertal e Homo sapiens, la specie a cui noi tutti apparteniamo”.

Andrea De Pascale, Conservatore del Museo Archeologico del Finale, spiega come “a Finale Ligure sono conservati resti scheletrici sia di Neandertaliani, sia di uomini anatomicamente moderni risalenti alle ultime fasi del Paleolitico, che i ricercatori tedeschi hanno scelto per essere scansionati tramite microtomografia a raggi X. Il rilevamento dei resti ossei con questa tecnica permette di ottenere modelli digitali della morfologia esterna ed interna del reperto, cosa che non si può fare con un normale scanner di superficie. Si tratta di una tecnica assolutamente non distruttiva, cui sono ora sottoposti i reperti neandertaliani scoperti nella Caverna delle Fate (circa 70mila anni fa) e alcune parti di uno scheletro di Homo sapiens appartenente ad un cacciatore di 25-30 anni di età, rinvenuto nella Caverna delle Arene Candide (circa 11mila anni fa). Entrambi i siti archeologici si trovano nel territorio di Finale Ligure e sono tra i più importanti nella preistoria europea”.

Nello specifico verranno scansionati denti isolati, mandibole e ossa mascellari, del piede e della mano al fine di evidenziare la presenza o meno di cambiamenti nelle forme e nelle dimensioni dei denti umani di individui del Paleolitico superiore delle fasi Gravettiana ed Epigravettiana, ovvero del periodo precedente e successivo al massimo glaciale, per comprendere se le ultime popolazioni paleolitiche epigravettiane (tra 20mila e 10mila anni fa) erano imparentate con quelle precedenti gravettiane (tra 30mila e 20mila anni fa) oppure se rappresentino ondate migratorie di nuovi gruppi umani.

Inoltre, per risolvere uno dei misteri dell’archeologia preistorica del Nord Africa, ossia se gli strumenti in pietra scheggiata prodotti a partire da 40mila anni fa (Cultura Ateriana) ed associati ad alcuni resti scheletrici umani su cui il dibattito tra gli studiosi è ancora aperto per comprendere la loro appartenenza a Homo sapiens arcaico o ai neandertaliani, si procederà al confronto di tali resti africani con quelli dell’Uomo di Neandertal e di Homo sapiens europei, sfruttando anche le osservazioni compiute in queste settimane sugli individui in corso di studio a Finale Ligure.

Lo studio si propone infine di indagare, attraverso confronti con resti umani molto più antichi, anche l’evoluzione del bipedismo e dei modelli d’uso di mani e piedi nelle popolazioni preistoriche.

Queste ed altre preziose testimonianze della storia umana nel Finalese, oltre che a disposizione degli studiosi possono essere ammirate dal pubblico nel suggestivo percorso espositivo del Museo Archeologico del Finale, dove apparati didattici e sistemi multimediali rendono la visita particolarmente piacevole ed istruttiva.

Il Museo Archeologico del Finale e i laboratori scientifici gestiti al suo interno dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri sono così, ancora una volta, al centro dell’attenzione per il mondo della ricerca archeologica, con una nuova prestigiosa collaborazione che riconosce al museo e alla città di Finale il prestigio e l’importanza che spettano loro nel panorama scientifico internazionale.

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