Saracinesche giù

A Finale Ligure commercio in crisi, avanza il cimitero dello shopping

Locali vuoti o in procinto di chiudere che si alternano in modo regolare ai negozi aperti i quali da qualche anno ormai cambiano nome

negoziochiuso

Finale Ligure. Chiuderanno 2 negozi a Finale Ligure: il “Samoa” e “Piccoli Giramondo”. Due negozianti giovani ed entusiasti che hanno deciso di abbassare la saracinesca.

E il rinnovo, se non con qualche rara eccezione,  non arriva mai. Le saracinesche si abbassano e addio: il titolare, se ha la possibilità, le alza altrove, tentando un’altra avventura imprenditoriale se è coraggioso, altrimenti si arrangia come può abbandonando del tutto.

Non solo Finale Ligure perché il  cimitero del commercio cittadino si avverte anche a Savona, Alassio. “Nell’ultimo periodo – sottolinea il vicepresidente della Confcommercio provinciale Lorenza Giudice – si sta assistendo a una vera e propria ecatombe: lapidi dai colori fluo che annunciano sconti strepitosi e decisamente fuori stagione non fanno altro che testimoniare il livello di decomposizione in cui versano i cadaveri. Chi ha buona memoria e ha vissuto questa città nel suo fulgore commerciale, ben prima che l’avvento della crisi spegnesse molte delle sue luci, non può non ricordare i negozi di Finale Ligure come di Alassio dove comprava soprattutto chi arrivava da fuori città. Di quel periodo fiorente è rimasto ben poco”.

E la stessa cosa accade anche a Savona con locali vuoti o in procinto di chiudere che si alternano in modo regolare ai negozi aperti i quali da qualche anno ormai cambiano nome, proprietà e categoria merceologica con velocità disarmante.

Ci si imbatte facilmente in vetrine coperte da giornali, su cui sono ancora visibili i segni di un recente passato di sconti estremi; in negozi di abbigliamento che si ammantano del titolo di outlet ma si differenziano poco o per nulla da piccoli bazar assolutamente privi di grandi griffe; in attività che avvisano la clientela all’entrata: “per chiusura attività fuori tutto donna”, si legge su cartelloni posti in bella vista.

E poi gli sconti, altissimi e fuori stagione tanto da obbligare i titolari a dover tirare in ballo eventuali ristrutturazioni dei locali per giustificare ribassi che neanche nel periodo dei saldi di fine stagione si vedono e non incappare, quindi, in una denuncia per concorrenza sleale.

 

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