Vado L. “Un filo di speranza ci deve essere fino alla fine. Bisogna lavorare per alimentare questa speranza di veder riaperta la centrale a carbone di Vado Ligure. Non ci deve essere la contrapposizione tra coloro che difendono l’ambiente e quanti vogliono una attività industriale pulita e a norma. Sono due aspetti che devono procedere di pari passo”. Lo ha detto oggi Maurizio Perozzi della Rsu di Tirreno Power, al termine di una riunione che si è svolta presso la centrale vadese che segue la pubblicazione delle intercettazioni nell’inchiesta della Procura savonese giunta alla conclusioni delle indagini preliminari.
“Tuttavia con 600 famiglie a casa la situazione è difficilissima. Massima fiducia nella magistratura, ma i tempi ci preoccupano anche in vista di un lungo processo penale, si parla di 7-9 anni”.
“Ora la nostra preoccupazione è davvero dare da mangiare a tanti lavoratori rimasti a casa o in cassa integrazione, con tanti addetti dell’indotto e della filiera del carbone travolta dalla vicenda della centrale” aggiunge Perozzi.
E se Perozzi fa appello all’intervento della politica, proprio il sistema politico risulta sotto accusa nelle indagini, con le intercettazioni che hanno messo quasi una pietra tombale sulle speranze dei lavoratori: “Io credo che la politica debba tutelare ambiente, lavoro e produzione e sulla centrale di Vado ligure solo al termine del processo di potrà dire chi avrà ragione”.
“Questa mattina l’azienda ha confermato l’impegno ad evitare il fallimento, anche con l’accordo con le banche. Al di là di un’altra revisione dei contratti di solidarietà sino al 70% dei lavoratori, quello che adesso bisogna fare è mantenere in piedi Tirreno Power e su cosa si potrà fare da un punto di vista industriale dipenderà dagli azionisti” conclude Perozzi.