Tagli e prelievi

Quiliano, in Consiglio un documento per denunciare “l’umiliazione degli enti locali”

L'assessore al bilancio Lavazzelli spiega: "La fiscalità comunale non basta a coprire le spese, Comuni vicini al punto di default"

comune quiliano

Quiliano. In un consiglio comunale di Quiliano nel quale, all’ordine del giorno, c’erano diversi punti riguardanti aliquote e tasse, ieri sera non poteva mancare un momento per ribadire ancora una volta le enormi difficoltà che stanno vivendo gli enti locali alle prese con una “drastica riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato e il contemporaneo aumento dei prelievi dai tributi locali”.

A sollevare il problema è stato l’assessore al bilancio Pierluigi Lavazelli che ha riproposto un documento, sottoscritto anche da altri comuni dell’entroterra, che di recente è stato inviato ai consiglieri regionali, ai parlamentari liguri e al Prefetto. La Giunta Ferrando avrebbe voluto che la lettera venisse votata come ordine del giorno, ma la minoranza consiliare non ha approvato la proposta giustificando la scelta con i tempi stretti per valutare il contenuto del documento.

Il testo è stato comunque letto durante la seduta di consiglio comunale durante la quale sono state quindi evidenziate le enormi difficoltà che, come gli altri enti locali, anche il Comune di Quiliano si ritrova ad affrontare: “Serve una soluzione perché noi non possiamo aumentare la tassazione e diminuire i servizi” spiega Lavazelli.

Questi invece alcuni stralci del documento: “È passato quasi un anno da quando l’Amministrazione scriveva direttamente al presidente del consiglio Renzi, mettendo in evidenza un problema comune a tutti gli enti locali. La drastica riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato e il contemporaneo aumento dei prelievi dai tributi locali, finiranno per strangolare irrimediabilmente tutti i comuni, compresi anche quelli più virtuosi. Un combinato disposto che non lascia margini di manovre alle amministrazioni costrette a ridurre sempre di più i servizi ai cittadini ed obbligati ad applicare molte volte le percentuali maggiori sui tributi. La sensazione è quella di essere arrivati molto vicini al punto di default e, se lo Stato centrale non rivedrà alcune norme, il futuro sembra irrimediabilmente segnato”.

“La riduzione di risorse a disposizione dei Comuni, per l’effetto combinato della spending review chiesta dall’ultima legge di stabilità, e delle ‘code’ delle manovre precedenti , senz’altro non ridotte dalle recentissime novità sancite dal DL 78/2015 “Decreto Enti Locali”, è diventata insostenibile. Due dati bastano a inquadrare la questione: 767 Comuni, cioè più del 13% degli enti coinvolti nel meccanismo, hanno un fondo di solidarietà negativo, cioè si sono visti azzerare il fondo e sono debitori netti dello Stato”.

“Il progressivo aumento del fondo di solidarietà, che ormai raggiunge e supera il 50% del gettito IMU/TASI unitamente all’incasso, da parte dello Stato, della tassazione sugli immobili a destinazione speciale (capannoni industriali, alberghi ecc….) comporta una crisi finanziaria e gestionale delle Amministrazioni comunali impropriamente ritenute più ricche: oggi i Comuni sono costretti a ridurre sostanzialmente i propri servizi ai cittadini e in numerosi casi sono nell’impossibilità di far fronte alle spese correnti con le sole entrate (correnti) derivanti dal gettito delle tasse comunali. I trasferimenti statali sono stati ormai azzerati, e la ‘perequazione’, cioè gli aiuti ai territori più poveri dal punto di vista fiscale, è garantita dai Comuni più ricchi”.

“Lo Stato potrebbe anche non dare più risorse ai Comuni. Azzeri pure i trasferimenti. Ma lasci ai Comuni quello che incassano dalle imposte locali. La riduzione del Fondo di solidarietà va a colpire i comuni che sono ben gestiti e che non hanno più margini per tagliare. Chi paga di più è il più virtuoso, quello che ha una bassissima spesa corrente, un basso livello di indebitamento, ha fatto investimenti e avrebbe bisogno di personale che non può assumere. Ancora, subisce il Patto di stabilità se ha più di mille abitanti. I migliori sono quelli che devono versare più risorse nelle casse dello Stato, per “solidarietà”. Risorse che poi lo Stato si tiene in gran parte. Oppure vanno a Comuni che non sono stati virtuosi, si sono indebitati. La solidarietà non è incondizionata e non deve perpetuare situazioni di spreco e di privilegio”.

“Nella realizzazione delle politiche di risanamento della finanza pubblica non si sono prese in alcuna considerazione le problematiche dei Comuni dell’entroterra liguri, le loro peculiarità e unicità ed i loro problemi che, da sempre, hanno comportato elevati costi nei servizi comunali: l’assenza di una politica di mantenimento della funzionalità idraulica in una conformazione orografica molto fragile come quella ligure ostacola di fatto la necessaria manutenzione di torrenti e rii che consentirebbe la messa in sicurezza dei corsi d’acqua e dei versanti nell’immediato entroterra scongiurando il deterioramento dell’assetto idrogeologico dei territori; la carenza di risorse ostacola seriamente il processo in atto di valorizzazione delle bellezze e delle peculiarità, paesaggistiche, culturali, produttive dei comuni rallentando un processo di proposta anche turistica; la viabilità ligure soprattutto nell’entroterra è caratterizzata da una miriade di strade piccole e molte volte inerpicate, è indispensabile garantire una manutenzione puntuale e programmata degli interventi, avere le risorse necessarie per garantire l’illuminazione, l’asfaltatura, la pulizia dei bordo strada”.

“Si denuncia la necessità di finanziare la spesa corrente con ulteriori risorse rispetto a quelle ormai insufficienti che derivano dalla fiscalità comunale con la conseguente moltiplicazione dei problemi di gestione del Patto di stabilità che comporta la sostanziale impossibilità di destinare ai necessari investimenti in conto capitale risorse anche quando disponibili”.

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