Savona. Sette ore di interrogatorio e il deposito di 68 allegati comprovanti le sue tesi si sono rese necessarie per consentire a Pietro Fotia, accompagnato dal suo legale, per chiarire di fronte agli inquirenti della Procura della Repubblica di Torino, tutti gli aspetti legati alle ipotesi di accusa – calunnia e diffamazione – mossa nei confronti dei vertici della Procura della Repubblica di Savona all’imprenditore calabrese Pietro Fotia.
Lo stesso Fotia aveva segnalato, a più riprese e a diversi organi istituzionali, la presunta iniquità con la quale la Procura si è mossa negli anni nei suoi confronti.
Fotia ha risposto puntualmente a tutte le domande degli inquirenti che volevano comprendere sino in fondo perché si sentisse “perseguitato” dalla magistratura savonese. L’indagato ha consegnato altri documenti che, a parere del suo legale, proverebbero “una certa attività ad orologeria da parte degli inquirenti”, dice il suo avvocato Giuseppe Mammoliti.
In attesa che si pronuncino sui vari esposti presentati (Csm, Ministero della Giustizia, Presidente della Repubblica) Fotia ha sollecitato agli inquirenti piemontesi alla verifica e sui riscontri di quanto ha denunciato negli ultimi sette anni.
“Quasi due lustri che sono serviti a mettere in ginocchio le attività del gruppo Fotia e se dovesse essere confermato quanto sino ad oggi denunciato dall’imprenditore qualcuno dovrà rispondere per lo sterminio sociale ed economico creato attorno al mio assistito”. Questo quanto dichiarato dal suo legale Giuseppe Mammoliti fiducioso che sia a Torino come a Savona vi siano giudici terzi e sereni capaci di discernere il vero dal falso.