Finale L. “E’ necessario garantire un futuro ai lavoratori esternalizzati Piaggio in Laer, le loro ragioni, i loro diritti, le preoccupazioni, non possono più essere solo un problema aziendale, riguardano, oggi più di ieri, tutto il tessuto economico e sociale del finalese”. Così Matteo Piccardi, coordinatore provinciale Pcl, che parla di un “quadro drammatico” per i lavoratori.
“E’ inaccettabile che dopo ben otto mesi di colloqui per definire il piano di assorbimento degli “esternalizzati”, piano che doveva completarsi entro giugno, risultino soltanto meno di una decina gli operai impiegati nella società” aggiunge.
“Le responsabilità della dirigenza Piaggio sono abnormi e intollerabili, poiché oltre a non fornire risposte adeguate con un piano industriale credibile e solido, dopo aver colpito mortalmente Sestri Ponente, essa continua nella sua politica di sfruttamento e menzogne con il solo fine di nascondere l’inadeguatezza e la truffa dell’intera operazione”.
“Sulla vicenda Laer, nello specifico, i carichi di lavoro disegnati a novembre 2014 sono aria fritta! Perché a detta degli stessi lavoratori se la Laer non prende forma nemmeno la Piaggio (trasferita a Villanova in una serie di caldi capannoni più che in un vero e proprio stabilimento moderno) può attuare un percorso di sviluppo e produzione”.
“I tre progetti Avanti-Evo, Drone e Pattugliatore, progetti dall’enorme potenziale internazionale, sono per problemi tecnici, di progettazione e non ultimo di mancanza di investimenti milionari, incapaci di fornire tempi certi di realizzazione! Quindi, che cosa produce ad oggi la fabbrica? Che intenzioni hanno oggi quelle burocrazie sindacali che negli anni hanno seguito una linea di concertazione debole e subalterna alla dirigenza Piaggio? E le varie forme di rappresentanza politica locale e regionale come fanno a non sentire l’urgenza e la responsabilità di chiedere la verità sull’intero progetto? La verità è che i lavoratori sono abbandonati!” sottolinea ancora Piccardi.
“Chi garantirà il futuro di 50 operai, in gran parte specializzati, chi garantirà la loro occupazione in Laer continuando a servirsi delle loro competenze eccezionali, quale futuro dunque per la Piaggio Aero?”.
“Se non ci saranno a brevissimo soluzioni credibili per Piaggio e Laer temiamo si arrivi drammaticamente ad un punto di rottura. Abbiamo come Pcl denunciato da anni le reali intenzioni dei vertici Piaggio e il passare da 1234 tra operai e impiegati agli attuali 750 tra Sestri e Finale Ligure ne sono la prova: non è una nostra congettura”.
“A questo punto le ricadute saranno su tutto il tessuto produttivo e occupazionale del finalese, dal consumo al commercio, dalla casa al lavoro, tutti ambiti colpiti già duramente dalla crisi economica”.
“Chiediamo pertanto al sindaco Frascarelli di agitarsi in sede pubblica di Consiglio comunale per aggiornare con puntualità in merito alla vicenda e di fare tutto ciò che è in suo potere come “primo cittadino” affinché la politica con la P maiuscola si assuma le responsabilità a cui è chiamata: fare le dovute pressioni ad ogni livello amministrativo, cercare risposte, difendere l’occupazione e il territorio”.
“In ultimo sentiamo il dovere politico ed etico di rivolgerci a tutti i finalesi affinché fin d’ora si schierino apertamente con le ragioni dei lavoratori Piaggio e Laer, non li dimentichino come ha fatto la politica dei partiti di governo, facciano sentire la loro vicinanza, si tengano aggiornati, manifestino le loro preoccupazioni. Insomma, il tema Piaggio-Laer dovrebbe essere il tema di discussione quotidiano nella nostra città, perché i lavoratori ad oggi non hanno santi in paradiso ma solo la loro forza e capacità di organizzazione: da una parte i loro, i nostri diritti, dall’altra i profitti milionari della dirigenza Piaggio. In mezzo c’è solo opportunismo di chi non vuol vedere”.
“Ma non tutto è perduto, e allora che il Sindaco raccolga il nostro invito li aiuti, che i finalesi li aiutino, (noi come al solito faremo la nostra parte affiancandoli incondizionatamente con le nostre prospettive di lotta e le nostre parole d’ordine dall’occupazione della fabbrica sino alla sua nazionalizzazione)…perché recitando un vecchio proverbio arabo una mano senza l’altra non può applaudire” conclude Piccardi.