Loano. Una condanna a due anni e sei mesi di reclusione e due condanne a 24 mesi. Sono le pene richieste dal pubblico ministero Chiara Maria Paolucci nell’ambito del processo che vede a giudizio un’ex vigilessa di Loano accusata di aver cancellato quasi cento multe entrando nel sistema informatico che gestisce le contravvenzioni.
Alla donna, E.R., 47 anni (che ora è stata assegnata ad un altro incarico), per la quale è stata chiesta la condanna più severa, sono contestati i reati di frode informatica, abuso d’ufficio, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e soppressione, distruzione e occultamento di atti. Insieme a lei, con l’accusa di corruzione, sono a giudizio due persone, R.P. e G.C., entrambe loanesi, che l’avrebbero pagata per vedersi cancellare alcune multe (per loro il pm ha chiesto due anni).
La decisione del Collegio dei giudici è attesa per il prossimo settembre quando terminerà la discussione (questa mattina si sono concluse solo la requisitoria dell’accusa e le arringhe di due dei difensori).
Secondo l’accusa, la vigilessa, tra il marzo del 2007 e il febbraio del 2009, avrebbe cancellato 57 verbali per favorire alcuni parenti, amici e conoscenti, in tutto 13 persone. Il sistema utilizzato per far sparire i verbali sarebbe stato semplice: la vigilessa entrava nel sistema informatico “Concilia”, il programma che gestisce le contravvenzioni, con le credenziali dei colleghi e procedeva alla cancellazione delle multe.
Una prassi che sarebbe andata avanti quasi due anni, prima che l’”anomalia” venisse rilevata. Ad aggravare la posizione dell’agente c’è poi l’accusa di corruzione perché, secondo la Procura, in alcune occasioni, la vigilessa si sarebbe fatta pagare somme imprecisate da due persone in cambio della cancellazione dei verbali per un valore totale di circa 1300 euro secondo gli inquirenti. Episodi che sono costati anche ai due presunti corruttori, una trentaquattrenne ed un quarantaduenne, entrambi loanesi, il rinvio a giudizio con l’accusa di corruzione.
La donna, difesa dall’avvocato Silvio Carrara Sutour, ha sempre respinto ogni accusa. “Potrebbe essere stato chiunque a cancellare le multe. Non ci sono prove che sia stata la mia assistita” ha ribadito il difensore anche stamattina durante la discussione. “Il fatto che sia contestato il reato di corruzione non mi sembra corretto. Ipotizzando che la vigilessa abbia cancellato delle multe per favorire alcuni amici perché allora avrebbe chiesto dei soldi? Al massimo allora potrebbe essere inquadrato come abuso d’ufficio” ha aggiunto il legale.