BIT Savona s.c.r.l. rilancia il progetto del nuovo deposito di bitume nel porto di Savona, un progetto fortemente contestato e al centro della bagarre politica della città della Torretta. Questa mattina la conferenza stampa organizzata presso la sede dell’Unione Industriale nella quale l’azienda ha voluto chiarire la questione, parlando del progetto tecnico-industriale, dell’iter autorizzativo e dell’utilizzo del bitume, compresi i rischi.
Per la società si parla di un investimento di oltre 15 milioni di euro per la realizzazione del terminal, con il quale BIT Savona si pone l’obiettivo di servire i mercati dell’Italia settentrionale, garantendo anche nuova occupazione al bacino portuale.
In un primo tempo il progetto prevedeva un investimento di 6 mln di euro con tre addetti, oggi invece si parla di circa 38 nuovi occupati nell’ambito di una attività industriale che guarda sia all’importazione quanto all’esportazione del bitume.
“Il bitume non è cancerogeno –precisa l’azienda -, non ha mai creato danno alla salute: certo, è un prodotto caldo che emette fumi ed emanano un minimo di odore e per questo ci sarà un impianto ad hoc in grado di recuperare il 100% dei fumi emessi, compresa la fase di carico/scarico”.
Il terminal BIT Savona consisterà di 9 serbatoi con altezze variabili da 8 a 19 metri e una capacità di circa 39.000 m3, occuperà una superficie di 10.000 mq nel bacino di Savona, sul nuovo terrapieno contiguo alla diga foranea di fronte al deposito T3, collegato con tubazioni alle banchine di alto fondale caratterizzate da pescaggi fino a 16 metri.
Il terminal – con una capacità nominale di oltre 300 k tons. annue – prevedibilmente potrà operare un traffico annuo di circa 150 mila tonnellate l’anno.
“In questo scenario, il porto di Savona risulta strategico, sia per la sua collocazione geografica vicina ai mercati di utilizzo sia per la disponibilità di alti fondali e banchine idonee a ricevere navi bitumiere di qualsiasi capacità” sottolinea l’azienda.
“In Italia e in Europa esistono oggi vari depositi di stoccaggio – Livorno, Napoli, Rotterdam, solo per citarne alcuni – tutti costruiti nel rispetto delle norme per la sicurezza e l’impatto ambientale”.
“Nel porto di Savona sono già stati operati sbarchi di bitume liquido alla rinfusa (anni ’80) ed imbarchi tra il 2008 ed il 2010, autorizzati da Autorità Portuale e Autorità marittima nel rispetto di tutte le norme sulla sicurezza del lavoro portuale e dell’impatto ambientale”.
Il progetto di costruzione di un deposito costiero ha avuto una prima approvazione da parte del Comitato Portuale di Savona nel 2010. Successivamente è stata avviata la Conferenza dei Servizi a cui sono stati invitati tutti gli enti preposti (Regione Liguria, Soprintendenza, Agenzia del Demanio, Provincia di Savona, Comune di Savona, Agenzia Dogane, Capitaneria di Porto, Asl 2 Savonese, Vigili del Fuoco, Consorzio Depurazione Acque). In seguito al cambiamento della normativa sui depositi costieri nell’aprile 2012, il processo autorizzativo è stato riavviato presso i Ministeri delle Infrastrutture e Trasporti e dello Sviluppo Economico, e si è concluso con parere definitivo favorevole del Mise nel marzo 2013.
“BIT Savona ha affrontato tutti i passaggi dell’iter autorizzativo in maniera rigorosa, agendo sempre nella massima trasparenza su un tema fondamentale come lo sviluppo dell’economia portuale cittadina e avendo quale priorità la sicurezza e la salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica”. Su questo fronte, secondo i piani aziendali, l’iter progettuale prevede l’ultimazione della progettazione nei dettagli, con l’obiettivo di far partire l’intervento entro l’agosto 2016, con l’opera ultimata e operativa per la fine del 2017.
“C’è stato un iter autorizzativo chiaro e lineare, il Comune di Savona è sempre stato invitato – evidenza Francesco Giachino, responsabile aziendale presente alla conferenza stampa savonese, che respinge al mittente ogni forma di allarmismo generato nelle ultime settimane sul progetto -. Sulla presunta e falsa pericolosità credo che le schede tecniche parlino chiaro. Non ci sarà alcuna puzza di catrame, in quanto il bitume è un prodotto petrolifero che viene stoccato tranquillamente in tanti altri porti e avremo a disposizione impianti altamente tecnologici per il recupero dei fumi”.
“Sulla mole di traffico pesante che potrebbe generare il nuovo deposito portuale: “Anche in questo caso le critiche sono sbagliate e sono i numeri a parlare: i camion saranno 20-30 al giorno, meno del 3% del traffico complessivo generato dal porto savonese. Quindi…Noi saremo un hub nel Mediterraneo, avremo traffico marittimo, via treno e con i camion”.
“BIT Savona ribadisce la sua completa disponibilità e apertura a un confronto serio e informativo, basato su dati e fatti reali, per la realizzazione di un’opera che costituisce innanzitutto un’opportunità di sviluppo per il territorio” conclude.