Cairo Montenotte. Un’iniziativa nuova ha coinvolto in prima persona il Basket Cairo. Con una cena di beneficenza organizzata nel ristorante “Il Ristoro di Paolone” a Cairo, è stato ospite un importante allenatore di Serie A, che nonostante l’attivissima carriera sportiva, ha scelto di diffondere il messaggio dello sport, e quindi anche del basket, in tutto il sud Africa.
Portavoce e “missionario del Basket”, Stefano Bizzozi è a caccia di sfide non solo sul parquet: i suoi orizzonti africani si allargano sempre più, portando con sé un pallone e due canestri in valigia per far sorridere i bambini africani. Da qualche anno, però, la pallacanestro non è solo lavoro, tattica e schemi per Stefano Bizzozi, ma anche solidarietà, prima come presidente dell’associazione Orizzonti Sportivi, adesso come responsabile di Sports Around The Word.
“Ogni volta che ritorno in Africa mi si apre il cuore – ha sottolineato -. Sbaglia chi pensa che siamo noi a portare qualcosa in zone devastate da povertà e guerra, siamo noi che riceviamo molto di più di quello che diamo. Il gioco e la socializzazione sono entità sconosciute in Africa, i bambini stanno da soli, anche per ore, molti non sapevano nemmeno cosa fosse un pallone”.
Il punto di partenza è stato il Camerun, dove sono stati realizzati campi da basket a Shisong e nella provincia di Kumbo, è stata creata una scuola basket con 130 ragazzini iscritti, passando poi in Swatziland (dove metà dei bambini è affetto da sieropositività) e in Sudan (paese devastato dalla guerra). “Siamo partiti con la pallacanestro, adesso puntiamo anche su altre discipline, come volley, calcio, atletica leggera, ma anche a creare tecnici attraverso corsi di formazione, ad allestire squadre che partecipano a campionati. Non cerchiamo di creare atleti da portare in Italia, ma puntiamo a costruire un’identità ai bambini africani, peculiarità che manca in Africa in tante aree. C’è una vita quotidiana che si trasforma grazie allo sport, la nostra vittoria è vedere la gioia e l’entusiasmo che hanno quei bambini, sensazioni per loro sconosciute”.
Dal Camerun allo Swatziland, una digressione in Kosovo, ma adesso c’è da portare a compimento il Progetto Sudan. “Vogliamo recuperare quei bambini che conoscono più la guerra dello sport – osserva Stefano Bizzozi -. Molti sono profughi dei teatri di guerra. Puntiamo a realizzare un campo da basket che ci consentirebbe di recuperare molti dei cosiddetti bambini-soldato”.
Numerosi i partecipanti all’evento, che con generosità hanno aiutato a donare soldi per le varie iniziative, e con la complicità della società locale, a donare divise, tute, magliette e palloni firmati Basket Cairo.
In conclusione, Il basket, il calcio, la pallavolo… come speranza, che unisce mondi apparentemente distanti. Impegnarsi per qualcosa, per aiutare i ragazzi a sperare nel proprio futuro, a sentirsi protagonisti del proprio avvenire. A sperare in un domani migliore.