Savona. Era attesa per questa mattina la proiezione della ripresa video dell’intercettazione ambientale dell’incontro tra Massimiliano Casareto, a giudizio con l’accusa di abusi sessuali, e una delle presunte vittime, uno degli ex ospiti della casa famiglia “La Mimosa” di Celle Ligure. E invece, a sorpresa, in aula non è stato visionato il filmato perché, in accordo con accusa e parti civili, la difesa ha ottenuto di acquisire le trascrizioni della registrazione dell’intercettazione ambientale.
Le polemiche sull’opportunità di visionare o meno quel filmato (già nella scorsa udienza il pm Chiara Venturi si era scontrato coi legali di Casareto, gli avvocati Mario Scopesi e Guglielmo Gulotta) sono state quindi stroncate sul nascere quando le parti hanno dato il via libera ad acquisire le trascrizioni di tutte le conversazioni registrate dalla polizia, attraverso una telecamera nascosta addosso alla presunta vittima, nel maggio del 2014.
Superati i contrasti per il video, come previsto, sono state ascoltate nuovamente due delle presunte vittime degli abusi (a denunciare di essere stati molestati – si parla di baci, carezze e toccamenti – dall’educatore sono tre ex ospiti della casa famiglia “La Mimosa”).
Durante le deposizioni non sono mancati momenti di tensione tra le parti: i legali di Casareto infatti hanno cercato di far emergere tutte le contraddizioni nelle dichiarazioni degli “accusatori” dell’educatore (una mossa che ovviamente mirava a minarne l’attendibilità). In particolare gli avvocati Scopesi e Gulotta hanno evidenziato alcune differenze tra le dichiarazioni rese in incidente probatorio davanti al gip e quelle fatte in aula anche in relazione ai racconti di altri testimoni.
Più volte entrambe le presunte vittime sono cadute in contraddizione rispetto a quanto avevano dichiarato al momento di denunciare gli abusi (per esempio in riferimento alla circostanza nella quale si erano confidati l’uno con l’altro di essere stati molestati).
Nessun dubbio invece da parte dei due testimoni (uno dei quali ha anche confermato di essere l’autore della denuncia anonima contro Casareto inviata alla polizia nel dicembre 2013) nel ricordare gli abusi che avrebbero subito. Tutti e due hanno ricordato gli episodi intorno ai quali si snoda il processo: “Mi toccava nelle parti intime sopra ai vestiti, mi spiava quando ero in bagno, mi toccava la schiena e mi baciava” ha raccontato il primo. “Mi toccava il pene sopra i vestiti quando ero a letto e poi faceva un rumore con la bocca quando era vicino a me” le accuse del secondo.
Quando il collegio ha chiesto ai ragazzi perché abbiano aspettato così tanto per denunciare uno ha spiegato: “All’epoca non avevo trovato il coraggio di confidarmi con nessuno. Anche con l’assistente sociale non avevo un grande rapporto e percepivo un certo distacco da parte sua. Non me la sentivo di raccontare queste cose a nessun ente professionale e poi io ero arrivato ad accettare queste cose. Avevo bisogno di qualcuno che mi volesse bene: era diventata una cosa malata e conflittuale. Nel momento in cui mi toccava stavo male, ma in me erano vivi anche sentimenti opposti perché a lui volevo bene come ad un papà sostitutivo”.
“Avevo chiuso tutto in un cassetto e l’avrei tenuto lì per sempre se non fossi stato contattato dall’altro ex ospite. Quando ho sentito il suo racconto ho capito che erano le stesse cose successe a me. Subito ho negato, ma poi ho trovato la forza di raccontarle” ha spiegato ai giudici la seconda presunta vittima.
Terminate le audizioni il processo è stato rinviato al prossimo 26 ottobre per la discussione.