Mountain bike

Pioggia, freddo e vento sull’Alta Via Stage Race: il racconto di Riccardo Serrato e Ugo Sirigu

Durissima seconda tappa nel Parco Regionale dell'Aveto

Borzonasca. La seconda tappa dell’Alta Via Stage Race 2015, che da Sesta Godano ha portato i concorrenti a Borzonasca in località Belpiano, si è spinta in quota e in un entroterra selvaggio, forse poco conosciuto, ma proprio per questo ancora più affascinante.

La stage 2 si è svolta per buona parte all’interno del Parco Regionale dell’Aveto, una zona montuosa dove la vegetazione cresce forte e rigogliosa anche grazie alle frequenti e abbondanti piogge che non hanno risparmiato la gara e i biker.

Caratteristico e anche determinante ai fini di parte della classifica è stato sicuramente il tratto di portage verso il Monte Aiona a quota 1700 metri, teatro di epici sorpassi bici in spalla, come di momenti di disorientamento per diversi concorrenti a causa della nebbia e del forte vento. Le condizioni meteo lassù (10°C, pioggia mista grandine e raffiche di vento freddo) sono state a dir poco proibitive e questo ha inciso non solo sulle gambe, ma anche sulla testa e sulla concentrazione dei nostri atleti.

Fortunatamente ad attendere tutti i concorrenti all’arrivo di tappa la consueta ospitalità e calore delle località di tappa. Il comune di Borzonasca, l’oasi Belpiano e il Consorzio Ospitalità Diffusa “Una Montagna di Accoglienza nel Parco” hanno rappresentato un vero e proprio traguardo, un’ancora a cui aggrapparsi a fine tappa.

Dopo aver mangiato ed essersi ripresi dalla fatica i biker hanno potuto per la prima volta dopo due notti dormire sotto un tetto ma soprattutto su di un letto vero. Sembrerà una cosa banale ma sentire la pioggia battente fuori e sapere di non essere in tenda vuol dire molto, specialmente dopo una tappa come quella di ieri e con la numero 3 da affrontare oggi.

I biker hanno infatti da poco lasciato Belpiano direzione Montoggio. Non piove più così forte come stanotte ma il cielo e le previsioni non lasciano presagire un miglioramento netto. Gli atleti hanno davanti se 65 chilometri di percorso e poco più di 2000 metri di dislivello sia positivo che negativo.

Per capire lo spirito di questi ragazzi, basta pensare che i più la definiscono una tappa di respiro tra la numero 2 e la numero 4.

Quella di ieri è stata una giornata dura per Riccardo Serrato e Ugo Sirigu, coppia savonese che difende i colori di MTB Cult.it e Finale Outdoor

“La notte è trascorsa tranquilla, abbiamo riposato, le sensazioni sono buone – racconta Serrato -. Si parte. E’ previsto un trasferimento di 14 km dietro moto, il ritmo si alza, ci si guarda e ognuno cerca gli avversari diretti. Poi viene dato lo start, qualcuno prova subito un allungo e noi lasciamo fare, rimaniamo con i team inglese e italiano e a poco a poco il gruppo si sgrana”.

“La strada comincia a salire e partono gli scatti: uno, due, al terzo non replichiamo, perdiamo per un attimo il contatto visivo, incrociamo un bivio e proprio lì il gps va in tilt! Allora continuiamo a pedalare, passano cinque minuti e ci rendiamo conto di essere fuori traccia, meraviglioso! Non ci perdiamo d’animo, anzi aumentiamo il ritmo e ci riportiamo sotto, saliamo e i paesaggi sono simili a quelli di ieri: prati e pascoli”.

“Il tanto temuto meteo ci regala pioggia, vento e freddo. Anche il paesaggio cambia, ci addentriamo in una faggeta: nebbia, fango, radici, paesaggio irreale. Altro inconveniente: il mio gps si blocca ancora e non riparte, poco male, quello di Ugo funziona, quindi siamo tranquilli”.

“E’ un susseguirsi di strappi, si arriva su un tratto asfaltato e Ugo mi dice: ‘Rallentiamo, abbiamo 1200 di VAM ed è ancora lunga’. Si affronta una discesa resa difficile dalla pioggia e caratterizzata dalla presenza di pietre lisce ma la full fa il suo dovere ed essere local finalesi non guasta, anzi. Poi ancora asfalto, che ci porterà al punto topico da dove inizierà un’ora di portage”.

“Ugo mi dice: ‘Il gps mi segnala batteria scarica, ieri sera non le ho cambiate! Speriamo abbiano autonomia sufficiente…’. Arriviamo quindi all’inizio del tratto da affrontare in portage, assaltiamo un punto di ristoro e via bici in spalla: pietre viscide, vento gelido, dopo un tratto in cresta con qualche passaggio esposto ancora portage. A tratti è quasi verticale, sembra eterno”.

“Dopo un tempo che non saprei quantificare, arriviamo al punto più alto e lì si alza la nebbia, la pioggia si trasforma in grandine che ci frusta braccia, gambe, faccia, non si vede ad un metro di distanza, si sentono voci di altri concorrenti, chi in italiano, chi in inglese, ma tutti chiedono la stessa cosa: ‘Avete traccia gps?’. Ugo e io siamo messi bene, abbiamo recuperato, la fatica fatta nei mesi scorsi ha dato i suoi frutti”.

“Ugo mi chiama e dice quello che non avrei mai voluto sentire ‘Finite le batterie!’. Ci crolla il mondo addosso, siamo finiti fuori traccia e siamo in piena bufera, vento e grandine sempre più forti, sempre più freddo. In lontananza una voce ovattata ci fa capire che ci sono altri biker, li raggiungiamo e li seguiamo. Adesso si scende, portage in discesa, le braccia fanno male, la schiena ci chiede di rallentare, ma qui viene fuori quello che ci caratterizza: io e Ugo siamo cocciuti, la carica agonistica ci fa correre, ci buttiamo giù bici in spalla e raggiungiamo altri concorrenti”.

“Riusciamo a salire in bici, la discesa è brutta: pietre smosse, solchi profondi scavati dall’acqua, l’adrenalina sale, recuperiamo ancora. Si entra in una faggeta, qui troviamo single track molto belli, tornantini, sassi, radici di faggio: molliamo i freni, la full ci dà sicurezza, ancora qualche ripido strappo e ancora discesa adesso e una strada lastricata di pietre. Sentiamo che siamo quasi alla fine e, ultima ciliegina, taglio il tubless posteriore, proseguo sul cerchio e poi corriamo: sentiamo che finalmente è finita, superiamo ancora un concorrente e arriviamo. Sì, adesso è finita!”.

“Ripariamo la gomma, euforici per come siamo scesi, ma con l’amaro in bocca per il troppo tempo perso a causa del gps: del resto l’Alta Via è anche questo. Adesso solo pochi pensieri: doccia, mangiare e mangiare, domani si vedrà. Un’unica certezza: la gara di oggi lascerà tracce pesanti nelle gambe della maggior parte dei concorrenti. Per oggi, possiamo solo dire: finire una tappa così dura, in condizioni meteo così difficili è il regalo più bello per quelli che oggi sono arrivati al termine. Noi c’eravamo”.

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